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Brocchi: “Il Milan è scollegato all’interno, Berlusconi mi ha chiesto…”

Cristian Brocchi Milan
Brocchi ha rilasciato una lunga e interessante intervista alla Gazzetta dello Sport. Ecco le sue parole.

Gianluca Raspatelli

Cristian Brocchi, attuale allenatore del Milan, ha rilasciato una lunga e interessante intervista alla Gazzetta dello Sport.

Ecco le sue parole sul suo arrivo al Milan: "Nella cena di Arcore il presidente mi ha chiesto di riportare la squadra ai concetti di gioco con i quali il Milan era diventato grande. Mi ha chiesto di ridare una mentalità milanista. Vorrei parlare con tutti: dal magazziniere all’ultimo dei giardinieri. Ma in 40 giorni come faccio? Ho dovuto quindi concentrarmi sulle cose più urgenti, pur senza entrare a gamba tesa. Da due anni e mezzo il Milan gioca in difesa e riparte: bisognava cambiare, possibilmente in fretta. Non sono pazzo, sprovveduto, presuntuoso. Se mi avessero chiesto di fare più punti possibile, avrei operato diversamente".

Su quanta differenza ci sia Milan in cui giocò: "Tanto. le aree della società sono scollegate tra di loro. Nelle crepe si infila di tutto, e così diventano voragini".

Se si è pentito di aver accettato: "Assolutamente no. Nessuno pensa di non essere all’altezza, soprattutto se è una persona intelligente, che lavora, che ha passione e rispetta chi da vent’anni lo fa vivere bene. Io ho sputato sangue per questa maglia e continuo a farlo".

Il suo sogno: "Il bene del Milan. Vorrei rivedere la gente che sorride all'idea di venire a lavorare a Milanello. Se anche non fossi io, vorrei che qualcuno ci riuscisse presto".

Sull'ultima volta che ha sentito Berlusconi: "Stanotte. Mi ha chiesto come andava e mi ha detto che verrà a trovarci prima della finale. Mi sono preso del lecchino, dell’incompetente e ogni altro insulto. Ma il presidente non mi ha mai detto di far giocare questo o quello”.

Se il suo destino dipende dalla finale di Tim Cup: "Non credo dipenda dalla finale. Se anche dovessi vincere, dopo l’euforia iniziale sentirei le solite cose: ‘Non è all’altezza, eccetera’. Non penso al dopo-finale. In ogni caso di quest’esperienza mi resterà la consapevolezza di essere un allenatore. Sono convinto che il lavoro che propongo, se fatto nei tempi giusti, può portare dei risultati. E dopo i primi 35 giorni da allenatore del Milan mi sento ancora più forte caratterialmente".

 

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