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Cessione Milan – Tutto parte da Pechino, ma cinque anni fa

Silvio Berlusconi Milan
Berlusconi ha capito di voler vendere il Milan cinque anni fa, quando i rossoneri vincevano la Supercoppa contro l'Inter. Decisiva la pressione di Marina.

Stefano Bressi

6 agosto 2011. Per raccontare la storia del Milan ai cinesi bisogna partire da qui. Allo Stadio Nazionale si gioca la Supercoppa Italiana tra Milan e Inter, finita 2-1 per i rossoneri, che hanno rimontato con Zlatan Ibrahimovic e Boateng la rete di Wesley Sneijder. È il ventottesimo e ultimo trofeo dell'era Silvio Berlusconi. A quei tempi nessuno avrebbe mai immaginato che esattamente cinque anni dopo la proprietà del club rossonero si sarebbe trasferita proprio a Pechino. Proprio Pechino, roccaforte del sistema comunista che tanto odiato da Silvio, tanto da indurlo ad affermare: "Dicono che io ho detto che i cinesi mangiavano i bambini, io ho detto che in Cina sotto Mao i bambini li bollivano per concimare i campi".

La verità è che il 6 agosto di cinque anni fa il Milan comincia a non essere più di Berlusconi, almeno simbolicamente. Gli errori sul mercato iniziano a moltiplicarsi, i deficit di bilancio iniziano a essere una zavorra insopportabile. Berlusconi perde il contatto con il Milan, rifugiandosi, scrive il Corriere dello Sport, in una realtà virtuale che lo porta a parlare di una squadra che non c'è, che non vince più, che cambia cinque allenatori in poco più di due anni. I conti non tornano mai, i tifosi protestano. Nonostante tutto, ci è voluto l'intervento a gamba tesa di Marina, la primogenita e signora dell'impero Fininvest-Mondadori per convincere papà Silvio ad arrendersi. Sembra che, nei mesi della trattativa, da Arcore il tormentone fosse: "Prima vendiamo e meglio è". Dietro questa storia c'è il crepuscolo di un'Idea, prima ancora che di un Sistema. L'Idea di essere invincibile e quindi intramontabile.

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