Alessandro Costacurta, colonna difensiva del Milan tra gli anni Ottanta e Duemila, ed oggi apprezzato commentatore televisivo per 'Sky Sport', ha rilasciato un'intervista a 'La Gazzetta dello Sport': argomento dibattuto, ovviamente, l'attuale momento della squadra rossonera. Queste tutte le sue dichiarazioni:
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Costacurta: “Questo Milan come quello di Zaccheroni”
Su Vincenzo Montella: “E' lui il valore aggiunto. Grazie al suo culto del possesso palla, ha alzato il livello di personalità della squadra. Prima vedevo frenesia, adesso si nota una maggiore pazienza nell'impostazione. Non c'è più una richiesta continua di liberarsi del pallone. La ricetta funziona perché non ha portato chissà quali meraviglie, ma la semplicità. Mi pare un'ottima interpretazione, dal momento che non ha una rosa di grande qualità. Quando dai una direzione precisa, poi raccogli i frutti. E' fortunato, ma la fortuna uno deve andarsela a cercare. Io ho avuto tecnici fortunati come Sacchi e Zaccheroni, ma era gente che azzardava ed è stata premiata. Ha saputo adattarsi ed adeguarsi al materiale che aveva, senza cadere nella tentazione di snaturarlo. Questo è indice di flessibilità ed intelligenza. Ed è la sua forza. La cosa paradossale è che Berlusconi si ritrova un tecnico capace di dargli soddisfazioni proprio nel momento in cui sta per uscire di scena”.
Sulla cessione del club ed i possibili ripensamenti di Silvio Berlusconi: “Direi che è troppo tardi per tornare indietro. Però sono sicuro di una cosa: sotto sotto spera che tutto vada a monte, perché questo è il Milan che lui aspettava di vedere da anni”.
Sui punti di forza dell'attuale Milan: “La capacità di reazione, e soprattutto lo spirito. Ora il Milan è una squadra, un gruppo in cui c'è aiuto reciproco, una corsa in più per aiutare il compagno. Penso ad esempio al finale di Palermo: Abate era stanchissimo, ma quando Suso aveva palla provava comunque a salire, a dare un'opzione in più al compagno. Ecco, questi sono segnali importanti. Credo che in questo momento sia la differenza tra Milan e Inter. Là non si aiutano, è venuto a mancare questo spirito”.
Sul Milan 'italiano': “Il progetto italiano mi piace molto, è davvero interessante. E poi il Milan si è liberato di alcuni personaggi, come Ménéz e Mexés, che non avevano lo spirito che riconosco nella rosa attuale. Ecco, questo è lo spirito che potrebbe portare la squadra in Champions”.
Sulla possibilità del ritorno del Diavolo in Champions League: “Questa non è una rosa da Champions: ce ne sono altre maggiormente strutturate. Parlo di Juventus, Roma e Napoli, che ritengo superiori a livello tecnico, fisico e caratteriale. Se si fa un'analisi a tavolino, è utopia pensare al Milan in Champions. Però ripenso alla mia esperienza e dico: con Zaccheroni nel 1998-99 eravamo da quarto-quinto posto, eppure abbiamo vinto lo Scudetto, nonostante non fossimo strutturati per vincere. E' successo perché lui ha costruito una squadra, intesa come gruppo. Ed alla mia epoca si andava in Champions perché c'era qualità professionale”.
Sulla rosa rossonera: “I cambi non sono all'altezza, e questo alla lunga può diventare un problema. Juventus, Roma e Napoli hanno seconde linee più forti, ma l'assenza di impegni europei gioca a favore del Milan. A gennaio possono bastare un paio di innesti, ma devono essere entrambi di esperienza. Un centrale difensivo ed un regista, anche perché a Locatelli non ci sono alternative. Da quello che sento, a gennaio il Milan sarà passato di mano: bene, se la classifica sarà ancora questa, è doveroso provare a rinforzare la squadra”.
Sui blackout della squadra: “Fa parte della crescita, succedeva così anche a noi con Zac. Il fatto è che sono tutti giocatori discontinui. Ma il vero problema lo vedo in difesa. Montella ha diverse cose da risolvere, perché è la parte di squadra che si muove di meno da squadra”.
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