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Da qualche anno la strada intrapresa dalla dirigenza del Milan è quella di puntare su giovani italiani, possibilmente provenienti dal vivaio: sintesi perfetta di questa filosofia è Mattia De Sciglio, approdato in prima squadra quattro anni fa e catapultato improvvisamente nel mondo del calcio dei grandi, ricevendo così l'attenzione mediatica che oggi viene riservata a ragazzi come Locatelli e Donnarumma. La Gazzetta dello Sport in edicola stamattina propone un'intervista con il giovane terzino rossonero, che a dicembre ha sollevato il suo primo trofeo con il Milan e ha toccato quota 100 partite giocate con la maglia dei rossoneri.
Sul Natale: "E' stato davvero bello e speciale. Dopo la sconfitta in Coppa Italia contro la Juventus, volevamo una rivincita. E poi per quasi tutti noi è il primo trofeo".
Sulla vendetta contro la Juve: "La Coppa Italia ci era andata di traverso, perchè eravamo consapevoli che meritavamo noi. Lo abbiamo fatto anche a Doha: a parte i primi 20', poi siamo venuti fuori alla grande. Loro sono crollati e noi abbiamo avuto diverse occasioni per chiuderla prima dei rigori. Così è una vittoria più sofferta, quindi più goduta".
Sulla Supercoppa 2011: "Era il primo anno in cui ero aggregato alla prima squadra. Facemmo il ritiro in sette, poi rimanemmo solo io e Valoti. A volte però andavo a giocare in Primavera perchè in panchina potevano andare solo in sette. A Pechino andai in tribuna, ma ero effettivamente nella rosa dei grandi, quindi è il mio secondo trofeo. Certo, questo lo sento più mio".
Sul ruolo di capitano: "Mi piacerebbe molto: l'ho già fatto nelle giovanili, ed è una grande responsabilità. In Qatar è stata una sensazione magnifica. E poi essere capitano della squadra per cui hai sempre tifato è il massimo".
Sul ruolo di giovane-vecchio: "E' la definizione giusta, anche se mi sento ancora giovane. Ho appena raggiungo le 100 gare in A, è un traguardo bellissimo. Peccato per gli infortuni, perchè avrei potuto farlo prima. Pensare che sono passati già più di quattro anni dal mio esordio fa effetto, sono volati. Insomma, sono ancora giovane, ma vedendo Donnarumma e Locatelli che hanno 6-7 anni in meno di me...mannaggia".
Sui compagni che più l'hanno stupito: "Donnarumma è stato bravissimo e continua ad esserlo nel mantenere un equilibrio che non fa smarrire la strada. E' molto facile perderla quando sei giovane e ti capita tutto così in fretta. Locatelli, per avere 18 anni, si sta comportando molto bene. Mi spiace per Calabria, che è fuori da tre mesi, ma ci metto dentro anche lui".
Sul rischio dei giovani: "I giovani da soli non bastano, servono giocatori d'esperienza che aiutino ad uscire da alcune situazioni. L'ho vissuto al mio primo anno con i compagni che poi hanno lasciato: serve il giusto mix".
Ancora sui giovani: "Ora siamo un bel gruppo di giovani, italiani e non. E' qualcosa di molto bello e particolare, anche guardando le altre squadre. Con ragazzi così, il Milan è a posto per i prossimi 15 anni, anche di più. Si può e si deve partire da questa base".
Sulla Supercoppa: "E' sicuramente un nuovo inizio, perchè è un trofeo importante e ci dà tanta consapevolezza in più. Il discorso Champions è difficile perchè la concorrenza è tanta, ma se riusciamo ad essere costanti nel rendimento e nei risultati, è giusto avere l'ambizione di tornarci. Manca da tre anni, sono troppi".
Sulla concentrazione: "Il trucco è non accontentarsi di quanto fatto fin qui. Evitare di fermarsi a pensare che abbiamo vinto la Supercoppa, perché ci sono altri sei mesi di stagione e dobbiamo porci l’obiettivo Champions. L’errore grave sarebbe pensare che, avendo vinto la Supercoppa, non sarebbe così drammatico fallire la Champions. Ecco, facendo così disperderemmo quella carica di cui parla Montella”.
Sul mercato: "Io dico che ora si è formato un bel gruppo, e la cosa si riflette in campo perchè ci aiutiamo molto. Ora poi l'infermeria è vuota, siamo un buon numero, quindi per come la vedo io siamo a posto così. Si lavora bene, si impegnano tutti, cosa volere di più? Sento parlare di Bacca, sarebbe brutto se lasciasse. Mi piacerebbe se il gruppo restasse lo stesso".
Sul rinnovo: “In questo momento, ma era così anche in estate, sono concentrato su questa maglia. Se inizi a farti distrarre dalle voci, poi rischi di perdere la concentrazione in campo. Sto bene al Milan, l’atmosfera è bella. Quanto al rinnovo (2018, ndr), ne devo parlare con la società, ancora non si è affrontato il discorso, nemmeno col mio procuratore. Lo faremo con molta tranquillità".
Su Montella: "La sua stima mi ha fatto piacere. L’anno scorso avevo giocato meno, mi serviva sentire nuovamente la fiducia del tecnico. Lui è stato il nostro uomo in più, ci ha aiutato molto. Ci ha trasmesso subito il suo metodo, cose molto diverse da quelle a cui eravamo abituati negli anni scorsi. E poi nei momenti di sofferenza ci compattiamo, cosa che fino all’anno scorso non eravamo in grado di fare. Mentalmente ci ha restituito consapevolezza, con la Juve è stata la cartolina perfetta del nuovo Milan: siamo andati sotto, abbiamo reagito e abbiamo vinto".
Sul rendimento: "A volte credo di essere criticato un po' troppo. Sbagliare capita a tutti. Nei giudizi vengo spesso definito timido, ma pochi si accorgono che in fase di possesso dietro ci mettiamo a tre con un terzino bloccato, cioè io, e l'altro autorizzato a salire, cioè Abate. Sono consegne precise del mister, altro che timidezza".
Un voto alla sua stagione: "Sin qui mi do un 6.5. A parte due-tre partite sottotono, nelle altre credo di aver ritrovato la brillantezza e l'approcico giusto. Lo sento, sarà l'anno buono per me e per il Milan".
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