Riassumere gli 80 anni di Silvio Berlusconi è impresa ardua. Un uomo che ha ottenuto successi straordinari in ogni campo, ma che al suo Milan ha sempre riservato un posto d’onore. La Gazzetta dello Sport, per rivivere la vita del Presidente, ha intervistato quattro persone che lo conoscono molto bene: Guido Possa per la gioventù, il fratello Paolo per gli anni dell’affermazione, Arrigo Sacchi per l’epoca d’oro rossonera e Gennaro Gattuso per gli ultimi successi.
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Gattuso: “Berlusconi era il mio doping”
GATTUSO - Nell'ultimo Milan vincente di Berlusconi c'è stato un elemento che troppo spesso non si è preso quanto avrebbe meritato le luci dei riflettori: Gattuso. Il Presidente, però, non ha commesso lo stesso errore dei tanti e mentre festeggiava seduto accanto a Inzaghi la Champions di Atene, quando Rino gli passò vicino sottolineò come in una squadra vincente serva sempre un giocatore come lui. Il rapporto tra i due è sempre stato ottimo: "Il primo ricordo di Berlusconi sono i rimproveri per il look, mi rompeva sempre le scatole per la barba. Il nostro rapporto, però, è sempre stato ottimo. Era il mio doping. Quando arrivava a Milanello ci radunava e ci dava una carica incredibile. Non dimenticherò mai il discorso prima della finale di Manchester contro la Juventus. Ha un carisma incredibile, comunica con le parole, ma anche nel modo in cui le dice. Si interessava sempre a noi, sapeva tutto e io non ho mai capito chi glielo dicesse. Se avevo un problema lui arrivava a Milanello e mi chiedeva se l'avessi risolto. Io restavo a bocca aperta. A me piace guardare la gente negli occhi, ma con lui a volte abbassavo lo sguardo. Il Milan era una macchina perfetta: un po' azienda e un po' famiglia. Berlusconi sceglieva gli uomini, non solo i calciatori, questo fa la differenza. Mi ha insegnato che unendo il cervello e la forza di volontà si ottengono risultati incredibili. Quando parlavamo delle sue giornate io stentavo a crederci: infinite e vissute con l'acceleratore al massimo. L'ultima volta l'ho sentito cinque mesi fa. Vedendomi ora al Pisa non mi direbbe mai il classico 'chi te l'ha fatto fare'. Anzi, tiferebbe per me. 'Se credi in questa avventura, combatti con tutto te stesso' e io la penso come lui. Gli regalerei la salute, gli basta quello, al resto ci pensa lui. Capisce abbastanza di calcio, non è uno sprovveduto. Però ho una curiosità: ha fatto davvero l'allenatore all'Edilnord? Ho provato a verificarlo, ma non ho conferme. Comunque ho un'idea: se vuole può venire al Pisa a fare il mio vice. Sarebbe un grande motivatore e mi aiuterebbe sul campo".
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