Gattuso non ha dubbi: “Lavoro per tornare al Milan da allenatore”
Gennaro Gattuso, bandiera rossonera ed allenatore del Pisa (credits: GETTY images)
Intervenuto ai microfoni di Milan Channel, Rino Gattuso ha parlato di tanti argomenti, dall'Italia alla sua carriera da giocatore, con uno sguardo al futuro
Edoardo Lavezzari
Gattuso
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Rino Gattuso oggi non ha parlato solo di , nella sua lunga intervista a Milan Channel, ma anche di tante altre cose, clicca per passare alla scheda successiva e leggere tutte le dichiarazioni dell'ex centrocampista rossonero, oggi allenatore del Pisa
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La Nazionale
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"Ho apprezzato molto l’esordio dell’ Italia si è vista la mano di un grande allenatore che può essere simpatico o no ma l’Italia ieri è stata padrone del gioco, ho rivisto la partita stamattina perché da grandi spunti perchè chi fa un lavoro come il mio e devo fare i complimenti al CT Conte. Mattia De Sciglio per far uscire il meglio di se deve stare in un contesto che funziona, bello cazzuto, può fare bene in tutte e due le fasi quindi è un buon giocatore. E’ stata una gioia bella ottenere la promozione, quando fai questo lavoro pensi a prendere il massimo dai giocatori e da chi ti circonda. Sono stato uno dei primi giocatori italiani ad andare in un calcio estero, a 12 anni ho lasciato casa, a me non piace che nessuno mi regali nulla. Ho ancora tanto da lavorare per far questo mestiere, perché non basta essere stato un bravo giocatore. A me il fuoco dentro e la passione non mi mancano ma devo ancora migliorare".
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Il Pisa
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"La mia voglia è quella di rimanere al Pisa, ma i proprietari sono due Petroni e Lucchesi, con il primo abbiamo due visioni di calcio differenti. Se rimane Lucchesi io rimango qui, ma se ci dovesse essere ancora Petroni la mia avventura al Pisa finisce".
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Il suo Milan e quello di oggi
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"La cosa migliore attualmente è avere una programmazione, la cosa più importante è parlare chiaro. In tanti anni il Milan è stata una macchina perfetta, invidiata da tutti e ci può stare un momento di transizione. I problemi si risolvevano sia in via Turati che nello spogliatoio, tra società e squadra si ragionava con una testa sola. Il segreto è stato quello. La personalità dei grandi campioni che c’erano ha influito sicuramente. C’erano delle regole da rispettare, grande senso di appartenenza. Le regole valevano sia per i giocatori di grande blasone, sia per quelli che ne avevano meno. Sapevano che sentivo molto le partite e Abbiati e Brocchi si divertivano a farmi arrabbiare, a farmi gli scherzi. Non mi piaceva il casino, pretendevo che tutti stavano in silenzio perché era sinonimo di concentrazione".
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Il futuro
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"Il sogno è quello di tornare, come è stato un sogno indossare la fascia di capitano con quella maglia che avevo cucita addosso. Se diventerò bravo spero di avere la possibilità di arrivare al Milan".