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(di Ruggiero Daluiso). Fermi tutti, si ritorna sulla terra. Il Milan dopo la clamorosa vittoria ottenuta a San Siro contro la Juventus si imbatte in un’altrettanta clamorosa sconfitta in casa del Genoa, in un Marassi più in versione bolgia dantesca che stadio di calcio. La sconfitta ha lasciato deluso tutto l’ambiente rossonero, che sperava di ritrovare la vetta a distanza di quattro anni. La vittoria non è arrivata e nemmeno il pareggio, ma gli aspetti tattici negativi di questa sconfitta (che brucia) sono tanti. Soprattutto per come è arrivata.
COSA NON SALVARE – Di sicuro la fascia destra, vera miniera d’oro della Genova rossoblu ieri sera. Poli schierato come terzino destro, suo ruolo non naturale, e Honda come esterno destro d’attacco, quando il giapponese è un trequartista.
Scelte di Montella quantomeno discutibili e giustamente criticabili, sebbene a favore del tecnico campano giochi il fatto che la panchina del Milan non sia all’altezza dei titolari. Ma questo lo sapevamo già e non può essere un alibi per non apportare le giuste modifiche già nel mercato di gennaio, investendo una grossa somma per rifare gran parte della panchina. Riserve a parte, hanno giocato comunque quasi tutti gli “eroi di San Siro”, quelli che sabato sera si sono imposti contro la capolista Juve che, già oggi contro la Sampdoria, potrebbe ritornare a +5.
Approccio molle, quello dei rossoneri, che è costato caro al morale degli uomini di mister Montella. I primi tempi sono un grosso problema che l’allenatore rossonero deve risolvere quanto prima, e anche ieri sera l’atteggiamento nella prima frazione di gara è stato quantomeno rivedibile. Le poche occasioni create si sposano perfettamente nel discorso della mancanza dei leader e delle riserve poco efficaci. Ieri i grandi hanno steccato (vedi Romagnoli, Niang e Bacca), in più Poli e Honda si sono dimostrati ancora una volta non da Milan. Giocatori inadeguati per il progetto che sarà, e forse Montella lanciandoli in campo ha dato un chiaro segnale alla dirigenza: comprate già da gennaio delle riserve adeguate.
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Questo “essere diesel” del Milan porta ad un inevitabile reazione nei secondi tempi, dove i rossoneri hanno trovato più punti. E di ieri si può salvare questo. Montella ha cambiato la tattica a gara in corso, passando da un atteggiamento di contropiede al suo classico possesso palla, allargando le mezzali sull’esterno di centrocampo e stringendo i tre reparti di gioco: difesa, centrocampo e attacco tutti nel giro di venti, massimo trenta metri in lunghezza. In effetti questo cambio di atteggiamento, e di interpreti, ha dato per quanto possibile i suoi frutti, platonici, perché di fatto il Milan non si è reso quasi mai pericoloso se non con tiri centrali parati senza alcun problema da Perin. Da salvare anche la solidità di squadra prima dell’autogol di Kucka, quello che ha fatto sprofondare i rossoneri sul 2-0.
Paletta aveva lasciato il Milan in dieci al 11’ della ripresa, ma i rossoneri avevano comunque preso in mano il controllo del gioco seppur con l’uomo in meno. Gli innesti di Suso e Luiz Adriano hanno dato una piccola scossa al Milan, ma i gol non sono arrivati. Probabilmente la squadra era mentalmente stanca dopo la gara di sabato sera, la partita di Genova è stata presa sottogamba e forse qualche palese episodio non sanzionato dal direttore di gara avrebbe potuto cambiare l’esito della gara. Tutte note che non cambiano il risultato della partita, i rossoneri ritornano sulla terra. E forse è meglio così.
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