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Gianluca Lapadula corre. Anzi, rincorre. Davanti c'è Bacca che ha già realizzato 6 gol in 7 partite. Difficile smuoverlo. Anche perchè Montella ha consegnato al colombiano le chiavi dell'attacco. Eppure difficilmente Lapadula alzerà bandiera bianca. Non si arrenderà facilmente, non è nel suo dna. Non a caso la storia del rossonero è segnata da inciampi e cadute dalle quali si è sempre risollevato. Del resto lo chiamano Sir William Wallace e questo è il suo film da oscar. Diretto e interpretato non da Mel Gibson, ma da Gianluca Lapadula: il bomber dei due mondi.
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Padre pugliese di Fasano, madre peruviana di Lima. Gianluca Lapadula, però, è nato a Torino, nel quartiere dello stadio Filadelfia, quello del leggendario squadrone granata. Ironia della sorte, Lapadula è cresciuto calcisticamente nelle giovanili della Juve. Faceva il raccattapalle ai tempi di Zidane in bianconero. Ma il suo modello era un altro: "Il mio esempio in campo e fuori è sempre stato Alex Del Piero. Un campione sotto tutti i punti di vista".
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Lapadula ha interrotto gli studi presto, nonostante l'interesse della Juventus per la formazione dei suoi ragazzi:"Mi dicevano che dovevo studiare, ma io non ne volevo sapere: l'istruzione era per il club una componente importantissima nella crescita di un suo atleta delle giovanili, quasi più del saper giocare bene a calcio. Ho la terza media e nel tempo ho capito il significato e il valore di quell'impostazione". Lapadula si è dedicato, quindi, più al lavoro che ai libri: "Aiutavo qualche volta mio zio ai mercati, aveva le bancarelle di dolciumi. I miei genitori hanno invece un bel negozio di fiori non molto distante dal glorioso Filadelfia. Qualche volta facevo le consegne per loro". Goloso? Sì, ma non in campo, perchè mangia pochi gol.
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William Wallace: Braveheart. L'eroe che durante il medioevo lottò per scacciare gli inglesi dalla Scozia. La storia romanzata e romantica di Sir William "cuore impavido" è stata portata sul grande schermo da Mel Gibson nel 95', ha vinto 5 Oscar e ha avuto un successo di pubblico incredibile. Il soprannome William Wallace è stato affibbiato a Lapadula da suo fratello Davide. All'attaccante rossonero deve essere piaciuto tanto, dal momento che se lo è tatuato sul braccio. Ma perchè proprio Braveheart? Perchè è un combattente nato, come il protagonista del film. Del resto lo ha confermato anche Lapadula:" Il mio carattere è sempre quello di battagliare su ogni fronte per far gol e per non farlo prendere. La mia qualità è morire su ogni palla, anche quando sembra persa".
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Carriera da giramondo e gavetta lunghissima. Tante le maglie indossate: Pro Vercelli, Ivrea, Parma, Atletico Roma, Ravenna, San Marino, Cesena, Frosinone, ND Gorica, Teramo, Pescara e infine Milan. Non sempre è andata bene. Qualche volta è finito pure fuori rosa (all'Atletico Roma). Tra le sue annate più felici spicca la stagione in Slovenia al Gorica nel 2013-2014:" L'annata in Slovenia è stata per me piena di gloria. Abbiamo vinto la coppa nazionale contro uno squadrone come il Maribor, composto da quasi tutti nazionali. Sono stato protagonista segnando 14 gol in 32 partite. Al Gorica ho acquisito maggior consapevolezza di me stesso, l'anno nel calcio sloveno mi ha dato sicurezza".
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Dopo una stagione così positiva, Lapadula si aspettava una chiamata almeno dalla serie B. Invece no, gli tocca ripartire dalla Lega Pro. Va al Teramo e continua a fare quello che sa far meglio: i gol. Tanti. Il Teramo vola e conquista la promozione (poi revocata) con un turno di anticipo. Prima del calcio d' inizio dell'ultima gara contro l'Ascoli, Lapadula prende il microfono, si inginocchia e apre una scatola. Dentro c'è un anello. Poi si rivolge alla compagna che sta in tribuna e le chiede:" “Alessia, vuoi sposarmi?”. "Sì". Per tutta la vita.
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