L'intento di Vincenzo Montella era stato rivelato già un po' di tempo fa, quando diceva di non potersi permettere di perdere nessuno per strada, mentre si intravedeva un minutaggio particolarmente basso per qualcuno. Facile a dirsi, scrive La Gazzetta dello Sport, meno da mettere in pratica. Anche perché il Milan delle ultime giornate aveva dimostrato di aver trovato degli ottimi equilibri. La partita dell'altro ieri ha messo in mostra il problema, abbastanza violentemente. Il punteggio finale è pesantissimo e le prestazioni di alcuni sono da rimanere allibiti. Montella ha capito di contare solo sui suoi fedelissimi e il minutaggio lo dimostra: 7901 minuti giocati dall'undici titolare e 1348 da tutte le altre riserve.
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Il Milan di Montella dipende dai titolari: riserve usate pochissimo
In una squadra di calcio, ancor più se grande, ci sarà sempre qualcuno che resterà scontento. Così come è normale che il Milan, essendo stato costruito senza soldi, perda potenza con lo scorrere della rosa. Il compito dell'allenatore sarebbe quello di spremere il massimo da ogni giocatore e indovinare qual è il momento giusto in cui può darlo. Fin qui Montella è stato eccellente, ma a Genova qualcosa non ha funzionato. L'Aeroplanino ha deciso di spezzarsi un'ala, quella destra, cambiando due terzi di quella fascia. Il risultato è stato Andrea Poli costretto a giocare (male) in un ruolo non suo e Keisuke Honda in evidente difficoltà dopo che fino a quel momento aveva collezionato solo 19 minuti. Vero che, come abbiamo visto, alcuni titolari hanno giocato tantissimo, ma è altrettanto vero che ancora siamo a ottobre e il Milan non ha coppe da giocare. Questo turnover lascia un po' perplessi.
Oltre alle scelte tecniche dell'allenatore, per spiegare il grande divario tra l'utilizzo dei titolari e quello delle riserve, bisogna però anche dare un occhio in infermeria. Contro il Genoa tre terzini su cinque erano fermi ai box e ci sono diversi lungodegenti. Dopo tre mesi e mezzo si rivede finalmente Cristian Zapata, Andrea Bertolacci e Mati Fernandez si sono fermati subito e ancora ne avranno per un po', Mario Pasalic e Gianluca Lapadula sono arrivati in condizioni non eccellenti. Vero è, però, anche che Montella vede i nuovi acquisti (Pasalic, Gustavo Gomez, Sosa, Lapadula) come delle riserve che hanno la possibilità di giocare solo se i titolari stanno male, sono stanchi o fanno girare le scatole all'allenatore. Stesso discorso per Honda e Luiz Adriano, tant'è vero che l'unico che ha provato a dare una scossa a Marassi subentrando dalla panchina è stato Suso, un titolare. In ogni caso, quando Montella dice che non serve fare drammi ha ragione: il bellissimo progetto giovani del Milan prosegue e la classifica sorride ancora. Nessuno è rimasto particolarmente scottato dal non aver superato la Juventus, anche perché tutti sanno che questo Milan non è ancora l'anti-Juve. Montella vuole guardare in casa propria: 19 punti finora, se ne arrivassero tre con il Pescara sarebbero 22 in 11 giornate, 2 punti a partita, perfetta media Champions League.
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