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Allegri venne identificato come il principale 'problema' del Milan. Ma, dall'epoca, non è che la squadra, senza Allegri alla sua guida, abbia conseguito chissà quali risultati. Segno, forse, di come non fosse il tecnico di Livorno (e quindi Seedorf, poi Inzaghi, fino ad arrivare ad oggi con Mihajlovic), la motivazione per la quale il Milan, da cinque anni, non alza più un trofeo e non festeggia più grandi vittorie. Dopo le voci che lo avrebbero voluto alla Roma, Allegri, quasi per incanto, si è ritrovato catapultato nell'universo Juventus, nell'estate 2014, dopo le dimissioni improvvise di Conte in aperto disaccordo con la dirigenza bianconera. Ed è stato proprio a Torino che, con l'ausilio di un gruppo granitico e di tanti campioni, Allegri si è preso le sue rivincite. Riuscendo, persino, a far meglio del suo illustre predecessore. A Conte, infatti, la Juventus imputava il fatto di dominare il campionato e di collezionare magre figure in ambito europeo; al primo colpo, Allegri, ha rivinto il torneo di Serie A, conquistato la decima Coppa Italia della storia del club di Corso Galileo Ferraris e, infine, riportato la Juventus in finale di Champions League, dove si è arresa soltanto allo strapotere tecnico del Barcellona. Non senza qualche rimpianto. E che dire dell'attuale campionato? Senza Andrea Pirlo, Arturo Vidal e Carlos Tevez, con un organico ringiovanito e ristrutturato, Allegri era partito malissimo: ad ottobre, la Juventus si trovava in 14esima posizione in classifica, lontana anni luce dalla vetta della classifica. Quindi, l'incredibile rimonta, con 20 vittorie in 21 partite, la vetta del torneo, e 6 punti di vantaggio sul Napoli. Chapeau. Da problema ad eroe, per Allegri una bella rivincita, non c'è che dire.
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