Le 5 cose che società e tifosi rimproverano a Galliani
Adriano Galliani, amministratore delegato del Milan (credits: GETTY images)
Sono principalmente cinque le cose che la società e i tifosi rimproverano ad Adriano Galliani. Eccole nel dettaglio.
Donato Bulfon
I flop
—
Certo, i colpi dei primi anni di gestione Berlusconi e poi quello dell'acquisto di Ibrahimovic nel 2010, non si possono cancellare. Ma negli ultimi anni per Adriano Galliani e i suoi acquisti, qualcosa non è andata per il verso giusto. Sono diversi i calciatori arrivati in rossonero negli ultimi periodi che non sono stati dei veri e propri affari. Uno su tutti: Alessandro Matri. L'attaccante, nato e cresciuto in rossonero, è stato acquistato il 30 Agosto 2013 per la bellezza di 12 milioni di euro, cifra spropositata soprattutto in periodi di vacche magre e rubinetti societari chiusi. Tanti soldi, un solo gol e poi la girandola di prestiti. Se non un flop, poco ci manca. Meno soldi investiti ma risultati simili ottenuti anche con l'arrivo di Constant, prima trequartista, poi centrocampista, infine terzino. Prestazioni altalenanti, alle volte imbarazzanti e dopo due anni già via con direzione Turchia. Negli anni ci sono state anche altre perle dell'amministratore delegato rossonero: dal parametro zero Taiwo alla promessa Grimi, dalla meteora Traorè al raccomandato Mattioni, dallo spagnolo Didac Vila all'olandese poco volante Urby Emanuelson. Insomma, gli errori ci sono stati e neanche pochi. Una riflessione è necessaria.
Le mummie
—
Da Faraone a mummia. Sembra un gioco di parole ma queste parole possono descrivere bene la situazione capitata in rossonero a Stephan El Shaarawy. Le sue prime stagioni in rossonero sono state buone, arrivato dal Genoa in un'operazione importante, anche a livello economico. Poi il declino, complici i tanti infortuni, le poche partite giocate e il prestito negativo e infruttuoso al Monaco. A gennaio poteva essere di nuovo rossonero, poi la cessione alla Roma e la sua esplosione nella Capitale. El Shaarawy è uno degli esempi di come il Milan non sia stato capace di valorizzare e monetizzare i talenti in rosa. Sono diversi gli esempi che si possono citare in tal senso. Aubameyang e Darmian ad esempio, che al Dortmund, il primo, e a Torino e Manchester il secondo, hanno dimostrato che il materiale era ottimo ma non si è avuta la lungimiranza di aspettare e credere nei giocatori provenienti dalle giovanili. Discorso simile anche per Saponara: ceduto in fretta e in furia all'Empoli per poche manciate di milioni di euro, ora il trequartista vale molto e si candida ad essere uno dei giocatori cardine del calcio italiano dei prossimi anni.
Extra-large
—
Galliani lo dice spesso a chi gli chiede di mercato: "Siamo in tanti, se nessuno parte, nessuno arriva". Oramai i tifosi rossoneri sono abituati. Il problema è che anche se numericamente la rosa è abbondante e apparentemente completa, il rapporto qualità-prezzo è basso e il monte ingaggio tende a lievitare invece che ad abbassarsi. Ottantuno milioni lordi, con Bacca e Montolivo in testa (3,5 milioni) e poi Diego Lopez, Alex, Honda e Menez a 2,5. Certo, rispetto a Juventus, Roma e Inter, la spesa degli ingaggi rossonera è più bassa ma, sinceramente, gli stipendi di molti giocatori sembra essere troppo alto rispetto al reale valore dei calciatori stessi.
Affari-Preziosi
—
La gestione del mercato fatto da Galliani ha due punti che in molti definiscono deboli: la collaborazione fin troppo amichevole con il presidente del Genoa, Enrico Preziosi e quella con i soliti procuratori. Sono stati tante, troppe, le operazioni che l'Ad rossonero ha portato a termine con la squadra ligure, per qualche buon giocatore ma anche altri meno buoni. Giocatori anche iper valutati e l'esempio ultimo di Bertolacci ne è la riprova. Tutto partì dall'operazione Boateng, per poi continuare nel tempo al ritmo di 2/3 operazioni ogni anno. E questo ai tifosi non è piaciuto. Come il rapporto stretto con i soliti procuratori, che hanno sì portato grandi talenti in rossonero ma, con la controparte di aver dovuto accettare condizioni non sempre vantaggiose per il club e la società stessa.
Pane e caviale
—
Con i soldi o senza soldi, il mercato del Milan delle ultime stagioni non è mai riuscito ad ingranare. Negli anni precedenti all'ultimo, Galliani ha fatto di necessità virtù, operando senza soldi e spesso con idee molto fantasiose, mirate però al completamento solo numerico della rosa. Prestiti, diritti di riscatto pretesi e non esercitati, altri con molta fatica portati a termine: insomma, dei mercati con il fiatone e solo alla ricerca delle occasioni last minute, come con Jack Bonaventura. Spesso però le cose non sono andate bene e la testimonianza la si è avuto quest'estate. Novanta milioni spesi, giocatori strapagati e altri sfumati, con una strategia complessiva che poco sa di programmazione.