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Le rivoluzioni di Sacchi, il ‘Profeta di Fusignano’

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Ecco serviti i concetti basilari dell'idea di Sacchi, l'uomo che ha rivoluzionato il calcio

Edoardo Colombo

INTRO

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“Il calcio è stata e sarà l’unica cosa di cui posso parlare”, disse il Profeta di Fusignano, un certo Arrigo Sacchi. Si, quell’uomo ha sancito la rivoluzione del nostro calcio. Sull’ex allenatore del Milan ammanta un’aurea di immensa grandezza: il suo slancio innovativo contrassegnò un’era, per poi donare un retaggio imprescindibile. Prima imporre il proprio gioco, poi anestetizzare quello altrui. E’ questa la brachilogia dell’idea di calcio del Sig.Sacchi. L’ex allenatore del Milan, quest’oggi, festeggia i primi 70 anni della sua vita, di cui 27 donati completamente al calcio. “Per me il calcio era totalizzante, un’ossessione. Se pensavo ad altro mi sembrava di rubare la fiducia e il denaro di chi credeva in me”. Molti allenatori stranieri, ancora oggi, lo trattano come un vate. Per Sacchi prendere a calci una palla faceva rima con sforzo, invenzione, azione, riscossa, danza e, soprattutto, organizzazione. E fa niente se Sacchi, oggi, quando parla, appare stucchevole e patetico. Poco importa se il suo mito è durato solo dall’87 al 90. Per questo, nel giorno del suo compleanno, è giusto ricordare le innovazioni da lui conferite al gioco più bello del mondo. Ne abbiamo scelte quattro che, siamo sicuri, faranno scendere una lacrima ai nostalgici del bel “Giuoco”. Quattro concetti, all’apparenza basilari, che hanno cambiato la storia del calcio riscrivendone i codici e ispirando gli allenatori di oggi.

PREPARAZIONE FISICA

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Il Milan targato Sacchi inaugurò il suo ciclo vincente grazie agli inediti e pesantissimi carichi di lavoro atletico settimanale. I suoi rimproveri e i suoi urli si alzavano continuamente nel cielo ovattato di Milanello. Insomma, un carattere duro, volto a temprare l’animo dei campioni di fama internazionali di quel Milan immortale. Perché la sua cura ossessiva per il lavoro sfiorava il sadismo. I giocatori, per imparare, dovevano soffrire. Tant’è che, alla fine, un certo Van Basten disse: “Presidente, o via lui o via noi”.

DIFESA A ZONA

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La sua idea di gioco rivoluzionò anche i portieri: l’estremo difensore non è fuori dal gioco, ma è parte integrante della difesa. “Imposi la difesa a zona a tutte le giovanili della Fiorentina, perché abitua a pensare e a sviluppare l’intelletto e una capacità di giudizio rispetto alla marcatura a uomo, ed è indispensabile per far giocare una squadra in perfetta sinergia". Insomma, fu un geniale precursore, un rivoluzionario. Con la zona la sua formazione pressava, dando adito a una difesa attiva. Ciò vuol dire che, anche quando hanno la palla gli avversari, con questa pressione li obblighi a giocare a delle velocità, a dei ritmi, a delle intensità cui molto probabilmente non sono abituati, e quindi sei tu attivo anche quando la palla ce l’hanno gli altri.

 

PRESSING ASFISSIANTE

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Bisogna saper pressare. E i discepoli di Sacchi lo facevano in maniera intelligente. Il sistema di gioco, per Arrigo,  era importante per mettere di più a loro agio i giocatori a seconda delle loro caratteristiche. Fedele alla scuola olandese, Sacchi esigeva un pressing offensivo. L’obiettivo era fare pressione per inaridire le fonti di gioco avversarie. E i capisaldi per fare ciò comprendevano una squadra corta, tattica del fuorigioco, rapidi contrattacchi – ribattezzati, poi, con il termine di ripartenze.

 

RICERCA DEL BEL GIOCO

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Sacchi fu un posseduto del calcio: i suoi schemi alternavano il volo pindarico filosofico alla cura maniacale del dettaglio. La sua mano si senti eccome, proprio come quella di un artista modernista. Trasformò la connessione dei suoi giocatori in sinergia. Baresi e compagni, giocoforza, si muovevano in modo organico, con le distanze giuste. Insomma, giocare così è difficile adesso, figurarsi 25 anni fa.

 

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