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Da giocatore (124 presenze, 30 reti) si era fatto amare dai sostenitori del Diavolo; da dirigente si era fatto ammirare, soprattutto per aver caldamente consigliato alla società i colpi Ricardo Kakà e Thiago Silva; da allenatore, infine, nonostante una stagione, la 2009-2010, avara di soddisfazioni, si era fatto apprezzare per il gioco propositivo, offensivo e spumeggiante. Poi, il grande tradimento, con il passaggio sulla panchina dell'Inter, che ha mandato di traverso la figura di Leonardo Nascimiento de Araújo a gran parte dell'universo Milan. Leonardo, però, mantiene ancora un buon rapporto con gran parte dell'attuale management rossonero (Adriano Galliani in testa) e, dalle colonne de 'La Gazzetta dello Sport' in edicola questa mattina, ha voluto fare il punto della situazione sull'ingresso dei cinesi nel calcio italiano: dopo , la possibile cessione del Milan ad una cordata di ricche aziende orientali.
“Berlusconi non ha fatto ancora il primo passo, difficile che faccia subito il secondo. Moratti, in fondo, aveva già ceduto ad un investitore straniero e quello di questi giorni è l'atto conclusivo. Per Berlusconi non sarà semplice, ma è il percorso da fare. E lui lo sa perché conosce perfettamente la situazione internazionale, e sa che adesso il calcio ha bisogno di un altro tipo di investimenti. Non so se tornerà ad investire – ha proseguito Leonardo -, non so se cederà anche lui ad un gruppo cinese. So però che sta facendo tutto a fin di bene: Berlusconi è quasi sinonimo di Milan, così come Moratti era sinonimo di Inter. Non è facile privarsi di quello che rappresenta non soltanto un grande brand, ma una parte della vita tua e della tua famiglia. ”.
Immancabile una battuta , che influì, e di molto, sulla decisione di Leonardo di lasciare il Milan: “Il passato è passato. Il calcio ci abitua a grandi passioni, emozioni e sentimenti contrastanti. Con il tempo si metabolizza. Il Milan mi ha dato tanto, e al Milan sono grato per molte cose”.
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