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L’insostituibile: Milan, senza Niang non vinci

M'baye Niang Milan
L'assenza dello squalificato M'baye Niang si è sentita molto contro l'Udinese: il francese appare elemento fondamentale per gli schemi del Milan

Daniele Triolo

Lo scorso 7 febbraio 2016, gara risalente alla scorsa stagione, il Milan di Sinisa Mihajlovic ospitava in casa l'Udinese di Stefano Colantuono. La partita, che arrivava nel momento di massimo forma della squadra rossonera, reduce dai successi contro Fiorentina (2-0) e Inter (3-0) ed il pareggio contro l'Empoli (2-2) in trasferta, terminò 1-1: all'iniziale vantaggio friulano, siglato dall'ex Pablo Armero, rispose ad inizio ripresa M'baye Niang. Ieri, a distanza di sette mesi, il Diavolo, ora affidato a Vincenzo Montella, contro l'Udinese è riuscito a fare addirittura peggio, dinanzi la squadra di Giuseppe Iachini, brava e cinica a capitalizzare l'occasione avuta nel finale con per portar via tre punti da 'San Siro'.

Il Milan ha disputato una gara sotto tono: i rossoneri, troppo lenti e compassati, non sono stati in grado di cambiare passo, hanno corso poco e male, non hanno mai messo Suso, e Giacomo 'Jack' Bonaventura. Non è un caso forse, che, rispetto la scorsa stagione, in Milan-Udinese ieri non ha giocato Niang, uno dei pochi 'grimaldelli' a disposizione dell'allenatore per scardinare le retroguardie avversarie anche in partite piuttosto bloccate. Seppur con tutti i suoi limiti, soprattutto caratteriali, l'ex Caen, Montpellier e Genoa sembra essere decisamente l'uomo chiave di questa squadra, e ieri c'è stata l'ennesima dimostrazione.

Contro l'Udinese, per stessa ammissione di Montella, , che pure l'Udinese spesso e volentieri lasciava ai rossoneri, specialmente per, testuali parole, “la mancanza di un elemento in grado di destreggiarsi negli spazi brevi”. Niang, appunto, il vero insostituibile di questo Milan che palesa evidenti limiti strutturali e di organico. Con il suo strapotere fisico, Niang, sin dalla scorsa stagione sportiva, è diventato imprescindibile perché abile a fungere da collante tra il centrocampo (che ieri girava a vuoto nonostante la presenza di Riccardo Montolivo e José Sosa, sulla carta tecnici e qualitativi) e l'attacco. Grazie all'instancabile lavoro di Niang sulle corsie esterne, talvolta a destra talvolta a sinistra, Bacca può essere messo nelle condizioni di battere a rete, e Bonaventura può ritagliarsi, sul terreno di gioco, la porzione di campo a lui prediletta.

Il francese, oltre che essere tatticamente utilissimo, si fa notare anche per altre due caratteristiche: sotto porta, è migliorato moltissimo rispetto ai suoi esordi rossoneri (in tal senso, lo hanno rigenerato molto i 6 mesi trascorsi al Genoa nel 2015, così come è stato per Suso da gennaio a giugno 2016), ed ora va in rete con maggiore facilità (); poi, Niang sembra essere anche un potente talismano. Con la sua assenza, infatti, da febbraio in poi, iniziò il declino del Milan di Mihajlovic prima e di Brocchi poi, culminato con l'esclusione dall'Europa League e con la sconfitta in finale di Coppa Italia. Un particolare da non sottovalutare in un Milan in ricostruzione che, di tanta fortuna, in questo particolare momento storico, ne ha decisamente bisogno.

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