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L’opinione – “Così Berlusconi ha liberato Montella”

Daniele Triolo

Paolo Condò, attraverso le colonne de 'La Gazzetta dello Sport', ha fatto il punto della situazione in casa Milan, con focus sul tecnico Vincenzo Montella

non sembra aver lasciato strascichi nell'ambiente milanista, che l'ha vissuta come una potatura in qualche modo benefica alle esagerazioni – -, e dunque utile a far crescere in sicurezza il tronco di una squadra finalmente promettente anziché declinante”. Inizia così l'articolo di approfondimento su 'La Gazzetta dello Sport' del giornalista Paolo Condò, il quale, affrontando l'argomento Milan, ha incentrato la propria attenzione sul tecnico rossonero, . “La bontà del suo lavoro è evidente – ha proseguito Condò -, il giovane Milan ha un'impronta tattica elastica, distante dai vecchi 'must' della casa ma meno difensivista come a volte viene descritta. La squadra fa ciò che ritiene più saggio in quel determinato momento, da una copertura di nove uomini al lancio con la fionda dei terzini sulla linea degli attaccanti. Il fatto che 7/8 titolari possano realisticamente pensare che il meglio della loro carriera risieda nel futuro e non nel passato è il sistema di navigazione che porta spesso il Milan a dama: se non ti puoi permettere i grandi campioni, i parametri zero da applausi , non certo Essien”. “Montella è stato poi bravissimo a sfruttare il vuoto di potere dell'interminabile passaggio di proprietà – ha incalzato Condò -. Come succedeva una volta, in occasione del closing Silvio Berlusconi ha fissato i paletti entro i quali un allenatore si doveva muovere, . Da lì in poi l'ha sostenuto senza tentennamenti, e soprattutto senza sconfinamenti. Dalle battute acide nei confronti di Max Allegri alle lezioni di positività ai giocatori sotto lo sguardo costernato di Pippo Inzaghi, allo stillicidio di segnali a Sinisa Mihajlovic tipo i complimenti alle squadre avversarie, nelle stagioni del grande freddo di bilancio Berlusconi con il suo comportamento ha sempre avvalorato la tesi che le rose del Milan fossero adeguate ai traguardi massimi, o almeno a quelli elevati: e che quindi la colpa del magro rendimento andasse a carico degli allenatori”. Condò ha concluso: “Tornando a Montella, e se vogliamo a Galliani che ha vissuto in questi anni fingendo che le mission impossible non fossero tali (il disimpegno di Berlusconi l'ha 'liberato'), l'autogestione è la parola d'ordine per accedere ai posti europei. Dopo la potatura, l'orizzonte che si vede è quello”.

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