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Maldini: “In questo Milan non torno, abbiamo visioni completamente opposte”

Paolo Maldini, bandiera del Milan
L'ex capitano del Milan, Paolo Maldini, ha parlato della situazione rossonera e del suo futuro a Telelombardia.

Donato Bulfon

Berlusconi

L'ex capitano del Milan, Paolo Maldini, ha parlato della situazione rossonera e del suo futuro a Telelombardia. Ecco le sue parole.

IL RITORNO AL MILAN? -  "Le parole di Berlusconi? E' vero che sono comproprietario del Miami FC, ma nella società non ho ruoli di sorta. Vivo qui a Milano e non negli States, cercando di costruire il futuro su me stesso e senza l'aiuto di nessuno, senza mai scendere a compromessi. Una volta che la vita da calciatore è finita mi sono creato un'alternativa al calcio. E soprattutto non è matematico che un grande giocatore di una squadra rimanga anche con un ruolo da dirigente. Leonardo, Allegri, Seedorf e dopo Barbara Berlusconi mi hanno chiamato in questi anni e io li ho sempre ascoltati. Sono e sarò per sempre un tifoso del Milan, e qualche volta qualcuno mi chiama per chiedere aiuto. Ma ho una bellissima vita che va anche aldilà del calcio. Io in un'altra squadra? Impossibile".

Ritorno impossibile

IL PERCHE' DI UN MANCATO RITORNO - "Io vorrei avere sempre il mio diritto di scelta, a maggior ragione in una grande squadra come il Milan. L'attuale società non ha visto in me la persona giusta, è una scelta da rispettare. Galliani? L'area tecnica è lacunosa, è sottostrutturata e a livello di competenze qualcosa manca. Chi mi voleva mi ha chiesto supporto tecnico-tattico. Credo che il problema non sia Maldini fuori dal Milan, ma che tanti campioni del passato ne siano fuori, ad esempio al Bayern non succede una cosa del genere".

Crisi Milan

LA SITUAZIONE ATTUALE - "La situazione è questa. Io credo che il gruppo di calciatori abbia ben chiaro come si sia arrivati a certi risultati. Dal mio punto di vista credo che il Milan abbia pensato che i grandissimi calciatori potevano anche essere sostituiti anche da altri meno grandi e che bastasse la società. Noi ci eravamo divisi i compiti e c'era un grande rispetto dei ruoli. C'era una gestione autonoma di quello che era Milanello, il rapporto tra area tecnica, allenatori e giocatori. Questo non è stato capito dalla società. Quello che mi spiace è che tanti ragazzi che sono stati al Milan e vorrebbero ridare qualcosa a questa società non hanno la possibilità. E non riguarda soltanto me".

I cinesi

LA CESSIONE DEL MILAN -  "Credo sia assurdo pensare a una nuova proprietà. Se ne parla da anni. Il presidente Berlusconi, al quale io voglio un mondo di bene, sa come sono fatto e credo mi apprezzi. Giustamente io faccio le mie valutazioni su eventuali compatibilità o meno. Se sono ancora disponibile? Io credo che all'interno della società attuale assolutamente no, perchè abbiamo delle visioni completamente opposte. Ma non lo faccio per snobismo, ma davvero perchè mi sono creato una vita al di fuori del calcio. Cambiare uomini? Non sono domande che devi fare a me. Se io mettessi sul piatto 750 milioni per acquistare la società vorrei che la società avesse la mia impronta. Mi sembra strano che la società non decida gli uomini da mettere. Poi quello che sarà non lo so. Milan Cinese? "Sarebbe un cambio epocale, però dobbiamo abituarci a questi investitori stranieri. E' successo nei campionati più importanti d'Europa e di conseguenza succederà anche in Italia. Non dobbiamo dimenticarci mai quello che di unico ha fatto Berlusconi, nonostante le critiche che ci sono state".

L'Italia

GLI AZZURRI - "Sono una squadra che ha perso degli uomini importantissimi e non ha moltissimo talento. Conte ha delle idee molto chiare e permetterà di dare il 100%. Dove potrà arrivare è difficile dirlo. Sono più preoccupato per le prime gare".

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