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Non troppo tempo fa Sinisa Mihajlovic aveva detto: “Questo sarà il girone della rivincite” e il Milan non sta smentendo le attese. Dalla prima di ritorno, a turno, in molti si stanno riprendendo la propria rivincita, in primis il tecnico: prima con il 2 a 0 contro la Fiorentina, partita definita da dentro-fuori, poi con la vittoria nel derby, non di misura come avevano fatto i cugini all'andata e infine per aver trasformato i fischi in applausi. Applausi non solo per lui, ma per tutta la squadra che finalmente sta dimostrando di avere un’idea di gioco. Non si può dire che il Milan sia guarito, ma che sicuramente è in una condizione migliore rispetto all'andata.
Stesse pedine, ma mentalità diversa. Fiducia ritrovata o pienamente riposta nel mister poco importa, quello che conta sono i risultati che dicono 14 punti in sei giornate contro i 9 della prima parte di stagione. Non bisogna illudersi perché le insidie sono dietro l’angolo, lunedì c’è il Napoli al San Paolo, che intenzionato a riprendersi la vetta della classifica di certo non farà sconti, ma il Milan non è quello dello scorso 4 ottobre, dato da non sottovalutare. Una rinascita, quella rossonera, che passa dai piedi di alcuni giocatori chiave come , capocannoniere con 13 reti, il capitano Montolivo, ma soprattutto Honda. Il giapponese, che in più di un’occasione non aveva fatto mistero del proprio mal di pancia per il poco spazio concessogli è ora un titolare irremovibile. Fondamentale come esterno destro, importante per il suo apporto in attacco, ma anche in fase difensiva. Il gol contro il Genoa è la giusta ricompensa per una crescita evidente a tutti.
Il merito? Io lo darei al pugno di ferro di Mihajlovic, che non a caso ha sempre sostenuto che nella propria squadra gioca chi dà il 100%. Non critichiamolo quindi per le sfuriate, la poca galanteria davanti alla telecamere, gli scarsi giri di parole, perché questo è proprio quello di cui aveva bisogno il Milan: un grande motivatore.
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