Mihajlovic, a sette giornate dalla fine del campionato, fa quasi tenerezza. Con quel cognome tagliente, da vero uomo dell’est, Sinisa è un personaggio buono. E i rossoneri gli staranno vicino, nella gioia e nel dolore. Anche se, nei sobborghi di Milanello, da quando il serbo siede sulla panchina rossonera, non si è mai respirata l’aria della serenità. Suona strano, infatti, ripensare agli albori della stagione in corso: si, era impensabile immaginarsi nel feudo rossonero una persona capace di dichiarare: “ Non potrei mai allenare il Milan. Io amo l’Inter, in nerazzurro sono stati anni indimenticabili”. E invece, mai dire mai. Il neo allenatore rossonero ha rotto con il passato. Un tempo, infatti, si disse: il Milan ai milanisti. Ma si sa: quando si vince, i tifosi tollerano tutto. Quando si perde, però, arrivano malinconia, insulti ed esonero.
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Mihajlovic rischia, sul piatto c’è il futuro
Mihajlovic ha pronta la ricetta per fermare l’incedere bianconero, anche al costo di rischiare tutto. Peccato però, Sinisa non potrà contare su nessun ingrediente segreto. I rossoneri scenderanno nell’agone di San Siro con il canonico 4-4-2. La squalifica di Bertolacci si aggiunge alle assenze degli infortunati Niang e Mexes. I problemi, però, saranno soprattutto a centrocampo. Kucka, con qualche acciacco, ci sarà. Montolivo, probabilmente, partirà titolare nonostante una botta rimediata contro l’Atalanta. Per questo, forse si dovrà ancora aspettare per l'esordio da regista dell’enfant prodige Manuel Locatelli, con buona pace anche di José Mauri e Poli. Ma una buona notizia c’è: sono recuperati Honda e Alex. Il primo sarà titolare, per il secondo si prospetta un ballottaggio con Zapata per affiancare alc entro della difesa Alessio Romagnoli.
Per l’attacco, poi, la parola Juventus farà rima con riscatto. Ovviamente, c’è di mezzo Balotelli. Mihajlovic si mobilità per salvare SuperMario che domani, contro i bianconeri, giocherà al fianco di Carlos Bacca. Per l’allenatore si tratta di un nuovo estremo tentativo - finora mal riuscito – di recuperare il calciatore. Insomma, Mihajlovic spariglia le carte, nella convinzione che giocare significa sperimentare il rischio.
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