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Dopodiché, Brocchi volta pagina. Capitolo 2, titolo: Milan- Carpi, la prima a San Siro. Tutto facile, solo sulla carta. Milan disegnato con il 4-3-1-2, ovviamente. Ma la novità, attenzione, riguarda ancora la ciliegina sulla torta: il trequartista. L’alchimista Brocchi pensa, sperimenta e decide: si, proviamo il figlio al prodigo Boateng nella casella dietro le due punte. Detto, fatto: esperimento fallito. Nella prima passerella casalinga, il Milan rimane ingabbiato dalla ragnatela emiliana.
2 ) Maggiore finalizzazione: "Sono dell'idea che anche squadre di livello inferiore giochino meglio di noi, ma perché conoscono bene i pensieri dell'allenatore. Per me comunque questi giocatori hanno la possibilità di fare molto di più. I miei giocatori devono essere i più forti, tocca a me farli emergere. Ho fatto un conto, per ora ho lavorato sul campo 13 ore: in questo tempo non è possibile lavorare al massimo su ogni area. La priorità adesso era dar coscienza al gruppo che poteva tenere il pallone più a lungo. Adesso che è chiaro possiamo iniziare a guardare tutte le aree del campo, infine si guarderà alla finalizzazione. Se venissimo giudicati senza la critica a prescindere si vedrebbe che questo possesso palla, per quanto sterile, è una tappa fondamentale nel nostro processo di crescita. Abbiamo fatto più del Napoli che si allena, con un allenatore bravissimo, da inizio anno con questi principi. Io comunque sono contento, ma so che dobbiamo lavorare tantissimo".
3) velocizzare la manovra: E pensare che unendo il pragmatismo di Mihajlovic agli ideali del possesso palla e della fantasia di Brocchi verrebbe fuori un bel prodotto di gioco. Questo Milan, però, non suscita più timore reverenziale sugli avversari. Per forza, segna poco, arrivando poche volte alla conclusione. Ma il tempo a disposizione sta per scadere. Insomma, se i rossoneri non vorrano vedere un San Siro desertico, allora devono iniziare a vincere. Ancor prima di sciorinare il bel gioco.
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