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‘Milan, c’è tanto da fare’. A marzo Fassone aveva già le idee chiare. Il punto

‘Milan, c’è tanto da fare’. A marzo Fassone aveva già le idee chiare. Il punto - immagine 1
Circa sette mesi fa Fassone, quello che sarebbe poi stato il nuovo ad del Milan, aveva già in mente il suo lavoro da attuare nella società rossonera. Vi spieghiamo in che modo.

Redazione

23 marzo 2016, esattamente sei mesi e mezzo fa, Marco Fassone aveva parlato in maniera disinteressata della situazione del calcio italiano e, più precisamente, anche del Milan. Non sapeva ancora di diventare il nuovo ad dei rossoneri successivamente alla firma del closing finale tra Berlusconi e la cordata cinese. Fassone in quella occasione fu intervistato da “Tele Radio Stereo” e sulla tabella di marcia della serie A e, conseguentemente, anche del calcio europeo.

E Fassone in quell’intervista non aveva proprio tutti i torti del caso, in quanto il Milan proprio da tre abbondanti stagioni si è assopito in un lungo torpore che ha portato tutti i suoi tifosi alla disperazione prima e alla rassegnazione dopo. Fino alla firma del preliminare della cessione ai cinesi, che verrà perfezionata e conclusa tra poco più di un mese e che dovrebbe riportare entusiasmo tra gli spalti di San Siro. Marco Fassone ha avuto una missione dai futuri proprietari del Milan: quella di riportare il Milan nelle prime cinque squadre d’Europa ottimizzando i costi e soprattutto aumentando i profitti sia dal punto di vista del marketing sia dal punto di vista calcistico, non ultima l’ufficialità di Massimiliano Mirabelli come nuovo direttore sportivo del Milan che, anche lui come Fassone, comincerà il suo mandato al momento del closing finale.

Punto primo. Fassone dovrà riportare il Milan in alto soprattutto con i bilanci al proprio posto e quasi mai in passivo. Come fare? Scegliendo un direttore sportivo come Mirabelli che ha voglia di emergere, in grado di scegliere i giocatori funzionali al progetto di Montella e prendendo magari un paio di campioni da qui a luglio, quando il Milan, si spera, dovrebbe avere ben altra identità. Punto secondo. Riguadagnare il terreno perso in questi ultimi tre anni e ritornare, soprattutto, in Europa in modo tale da ricavare profitti anche dalla UEFA che elargisce premi a chi supera gironi e turni ad eliminazione diretta. Come minimo, dunque, il Milan a maggio dovrà conludere almeno al quinto posto con un piazzamento in Europa League al sicuro anche se, con un pizzico di fortuna e bravura di Montella, i rossoneri potrebbero lottare anche per un clamoroso ritorno ai preliminari di Champions League: vale a dire il terzo posto in classifica. Con un pensiero al futuro stadio di proprietà, ma questo sarà un discorso da fare più in là insieme alla nuova proprietà che ha già sposato l’idea che fu inizialmente di Barbara Berlusconi.

In sintesi Fassone dovrà: 1) ristrutturare il Milan dalle fondamenta; 2) vincere senza andare con il bilancio in passivo; 3) riportare il Milan in Europa e aumentare la competitività della squadra. Quello che, negli ultimi anni Galliani, dati alla mano, non ha saputo fare e per colpa del poco budget a disposizione e per una sensazione di “pancia piena” dopo i 28 trofei ottenuti in 30 anni di presidenza Berlusconi. Adesso il Milan non può più vivere celebrando il passato, adesso il Milan deve ricostruire la sua nuova storia partendo dal presente.

Ruggiero Daluiso

 

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