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Il Milan in estate era nato male: modulo sbagliato, scelte sbagliate. Poi è stato corretto per gradi e ha trovato la sua dimensione, specialmente dopo il 9 gennaio, data della svolta.
I rossoneri ha raddrizzato la partita con la Roma, ritrovando equilibrio e serenità. Da lì in avanti il Milan ha avuto un discreto ruolino di marcia: vittoria confortante con la Fiorentina, pari pieno di rimpianti ad Empoli, trionfo nel derby. Adesso il calendario fa sognare chi crede nel terzo posto: Palermo fuori, Udinese e Genoa in casa, Napoli in trasferta e Torino a San Siro. Dodici punti in cinque partite, scrive la Gazzetta dello Sport, sono un bottino credibile.
Nelle ultime quattro partite i numeri parlano chiaro, il Milan è una squadra compatta: la squadra recupera più palloni (dato stagionale: 59,55. Dato ultime 4: 63,5), vince più contrasti (16,25 attuali contro i 14,68 in tutto il campionato), intercetta un numero superiore di palloni (quasi 24 a gara, contro i 20 inziali), alza la linea dei difensori (passata da 29 metri a 34) e le linee sono più strette, con più pressing al portatore di palla.
Il Milan estivo assomigliava a Berlusconi, ma solo nelle intenzioni. Quello estivo a Mihajlovic: non bello ma solido; non divertente, ma fastidioso da affrontare; non fantasioso ma grintoso.
Per alcuni tifosi questo basterebbe per una conferma, ma per Berlusconi no. Ma non è il momento di pensare al futuro, meglio il presente, pieno di obiettivi e cose da fare.
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