Milan nuovo problemi vecchi: la bruciante sconfitta casalinga di ieri ha fatto subito riemergere tutti i vecchi difetti di una squadra che ormai da diverse stagioni fallisce puntualmente tutte le occasioni in cui è chiamata a confermare le buone prestazioni delle settimane precedenti. “Inizia a vedersi la mano di Montella” è stato uno dei commenti più in voga nelle ultime settimane, sia dopo la vittoria rocambolesca contro il Torino, sia dopo la sconfitta di Napoli; tuttavia, già alla terza giornata, la squadra è sembrata ritornare indietro nel tempo assomigliando in maniera preoccupante a quella abulica e prevedibile delle passate stagioni. C’è ancora molto da lavorare per Montella, chiamato in estate per dare gioco alla squadra e per dare nuove motivazioni laddove anche un sergente di ferro come Mihajlovic aveva parzialmente fallito.
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Milan, gioco e carattere latitano: Montella cambi qualcosa
Se è innegabile che nelle prime due uscite qualche barlume di cambiamento si sia visto, ieri pomeriggio, per molti tratti, è sembrato di vedere in carta carbone lo stesso milan degli anni precedenti: manovra lenta, prevedibile e incapacità di saltare l’uomo e di creare occasioni. Ieri la squadra non ha mai dato né accelerazioni né cambi di ritmo (non può essere un alibi l’assenza di Niang) giocando a ritmi compassati per tutti i 90 minuti. Ancor più grave è stata la mancanza di reazione quanto meno nervosa, dopo l’autogol di Abate e nemmeno gli 8 minuti di recupero sono serviti per creare qualche situazione pericolosa in area friulana.
Dal punto di vista tecnico e tattico Montella ha analizzato in maniera lucida la partita sottolineando come i suoi abbiano commesso l’errore di accettare il ritmo della partita voluto dagli avversari e di non averci messo quel qualcosa in più per provare ad incidere sul risultato; il mister ha sottolineato anche come sia mancato il coraggio nelle giocate ed un po' di rabbia agonistica: contro squadre chiuse e ben organizzate diventa fondamentale saltare l’uomo (solo Suso ci è riuscito in parte nel primo tempo) per creare superiorità numerica e occasioni da gol.
Urgono quindi cambiamenti, a partire già dall’insidiosa trasferta di Genova contro la Sampdoria di venerdì prossimo; Montella dovrà lavorare tanto sia tatticamente ma soprattutto sulla testa dei suoi ragazzi. Quando ieri il mister ha chiosato con la solita frase “bisogna lavorare sulla testa” il pensiero di tutti è andato subito ai suoi predecessori: Brocchi, Mihajlovic, ma anche lo stesso Inzaghi, hanno spesso individuato nell’atteggiamento mentale uno dei problemi principali di questa squadra ma i fatti dimostrano come nessuno di loro sia riuscito a motivare la squadra con continuità ed a risolvere un problema che sembra ormai atavico. A Montella spetta quindi l’arduo compito di riuscire laddove i suoi predecessori hanno fin’ora fallito: per avere maggiori possibilità di successo servirebbe essere affiancati da una società forte e compatta ma questa, al momento, è tutta un’altra storia....
Gaetano De Pippo
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