Il Derby non si è certo concluso come i rossoneri speravano: la cattiva gestione del finale e la poca brillantezza del gioco hanno portato, allo scadere, al pareggio e al subire una dura lezione. Nonostante questo il Milan non può recriminarsi nulla per un percorso sin qui superiore alle più rosee aspettative che, per ora, lo tiene legato al secondo posto in Serie A, in coabitazione con la Roma. Dalla partita con l'Inter possono dunque arrivare indicazioni per il futuro, ecco 3 spunti sui quali riflettere.
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Milan-Inter: un pari che brucia ma può far crescere. Per 3 motivi
GIOVANI - Il Milan è, dati alla mano, una delle formazioni più giovani di questa Serie A. L'età media, all'ingresso in campo dell'ultima partita, era di 25,2 anni e questo, per molti aspetti può risultare un vantaggio in termini di tenuta fisica e vivacità. Per altri però può creare qualche problema: molti infatti erano gli esordienti in questo tipo di match, con una posta in palio così alta. La marcia di avvicinamento, in queste due settimane, non è stata facile e il calo, soprattutto sul piano nervoso, è stato uno dei motivi determinanti per il risultato. Però è da queste partite che passa la crescita dei giocatori e di quel bagaglio di esperienza fondamentale per far fronte ai momenti di criticità. Se la delusione può accentuare il rammarico e non aiutare, dall'altra, se positivamente presa, può essere uno stimolo importante per far meglio in futuro.
POSSESSO - Come molte altre volte in questo campionato, i rossoneri si sono trovati, con merito, in vantaggio sugli avversari. La supremazia acquisita, cardine di questo gioco, non è sempre però stata supportata dalla gestione delle situazioni, il che ha portato ad abbassare troppo il baricentro della squadra e a lasciare troppo il pallino in mano agli avversari e, talvolta, a subire gol evitabili, così con l'Inter come nella partita precedente col Palermo. La gestione del vantaggio va quindi migliorata: qualche soluzione importante può arrivare dalla panchina dove ci sono giocatori dotati di discreto palleggio, vedi Mati Fernandez o Mario Pasalic, in modo tale che tutti gli sforzi per segnare non risultino poi vani. La qualità già c'è, il mercato potrebbe regalarne anche di più.
CATTIVERIA - Cattiveria, accortezza, concentrazione, doti importanti che questo Milan ha dimostrato di possedere. Per come schierati in campo, i rossoneri si trovano spesso cortissimi e sempre pronti a sfruttare il minimo calo ed errore degli avversari, non a caso molti gol sono arrivati da un recupero intelligente della palla piuttosto che da azione ragionata. Un Milan quindi che non nasconde i propri limiti, anzi li esalta e si sofferma più volentieri sulle proprie doti: una su tutte il cinismo, arma spietata che porta a sfruttare al meglio le poche occasioni create. Se in fase offensiva la ferocia non manca, in fase difensiva qualche calo di attenzione c'è stato e, più volte, il reparto arretrato ha traballato troppo; in un campionato come la Serie A questo è un atteggiamento vietato. Per fortuna del Milan la cattiveria agonistica c'è sempre stata fin ora, calata solo in quei minuti finali, ha portato a una severa lezione che può servire da memento per il proseguo del campionato.
Valerio Paini
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