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Milan, l’esempio dal Leicester: con la programmazione si può vincere

Claudio Ranieri, ex tecnico della Roma
La favola del Leicester dovrebbe essere d'esempio per il Milan: nel calcio si può vincere anche con programmazione, cuore e gruppo...

Lorenzo Romagna

Il Leicester è campione d’Inghilterra. Il sogno è finalmente diventato realtà. Si, lo sappiamo: lo avete ormai letto dappertutto e visto su ogni emittente televisiva, per cui sarebbe inutile rileggerlo nuovamente anche sulle nostre pagine. Tutto vero, come è anche vero che le storie come quella della squadra di Claudio Ranieri meritano di essere omaggiate e raccontate bene. Perché il Leicester, ieri sera poco prima delle 23 (grazie al pareggio del Tottenham contro il Chelsea), è riuscito a compiere un’impresa che nessuno si sarebbe mai immaginato. E’ riuscito a cucirsi sul petto uno scudetto impensabile. E non è un caso se i bookmakers, ad inizio stagione, quotavano la loro vittoria a ben 1:5000.

La favola di Ranieri e dei suoi giocatori ha insegnato a tutto il Mondo qualcosa in più. Si spera che anche in casa rossonera sia arrivato qualcosa. Perché il Milan, ad oggi, non solo pare lontano anni luce da un ipotetico ritorno alla vittoria del campionato nel breve periodo, ma sembra essere privo di progetti e programmazione. Allora quale migliore esempio da seguire se non quello del Leicester? Una società che, mescolando tra loro tanti piccoli ingredienti giusti, è riuscita ad arrivare alla ribalta nazionale.

E’ vero. Il club di Vichai Srivaddhanaprabha, nono uomo più ricco della Thailandia e fondatore del King Power Group (gruppo leader a livello internazionale nella gestione di negozi duty free aeroportuali), non è povero come sembra o come qualcuno erroneamente sostiene. Il loro fatturato annuo è di circa 140 milioni di euro, quasi al pari del Napoli in Italia. Ma è pur vero che la Premier è un campionato ricchissimo. E prima del Leicester, nella classifica fatturati annui, ci sono almeno 10 squadre. Non solo. Nel massimo campionato inglese i ‘foxes’, per classifica monte ingaggi, occupano la 17esima posizione con circa 60 milioni di euro. Una distanza esorbitante con quella del Manchester United, che guida la classifica con un monte ingaggi di circa 150 milioni.

Insomma, come sempre, sono i dati a spulciare tutte le verità. E questi sembrano parlare più che chiaro. Il calcio può essere scritto anche con programmazione, cuore e gruppo. Tutti ingredienti che oggi sembrano mancare al Milan. Certo, questi eventi (come quello della vittoria del campionato da parte del Leicester) non capitano tutti i giorni e spesso – inutile prenderci in giro – sono le superpotenze economiche a dominare nello sport. Però l’esempio della società di Srivaddhanaprabha non può essere ignorato. Per intenderci meglio: è vero che i soldi nel calcio fanno la differenza, ma non è tutto. Perché senza progetti e programmazione, ahi noi, non si va da nessuna parte.

Gli esempi purtroppo sono vicini a noi, al nostro Milan. Una squadra con un monte ingaggi di 101 milioni di euro (avete letto bene, quasi il doppio del Leicester) che rischia di non arrivare nemmeno nell’Europa che non conta. O, se proprio preferite, che conta meno. Sintomo chiaro di come la programmazione in via Aldo Rossi sia materia sconosciuta o quasi. Di come gli acquisti degli ultimi anni non siano stati frutto di progetti reali. Di come i calciatori sembrano calcare i campi d’Italia non con la giusta determinazione.

Il tutto sperando che gli ingredienti prima citati, con o senza cinesi, possano tornare anche nelle vie di Milanello. Perché oggi il Leicester di mister Ranieri non deve essere considerato soltanto come una splendida favola, ma anche e soprattutto come un esempio da cui ripartire.

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