Fine del girone d’andata e tempo di primi bilanci in casa rossonera in una stagione tutt’altro che positiva: giocando un po’ con i numeri e con i detti popolari tanto cari ai nostri nonni, la prima metà di questo campionato ha sentenziato come al Milan manchi sempre qualcosa per fare 31.
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MILAN, manca sempre qualcosa per fare 31. Ecco cosa
In primis parliamo dei punti che sarebbero potuti essere proprio 31 se solo ieri sera i ragazzi avessero compiuto il blitz all’Olimpico contro una Roma in palese difficoltà soprattutto nel secondo tempo. Invece così non è stato e il Milan si è dovuto accontentare del classico brodino che, pur facendo più morale che classifica, mette quanto meno a tacere per qualche giorno le voci sul possibile esonero di Mihajlovic.
Detto dei punti che potevano essere, la partita di ieri è stata un po’ la fotografia di questo girone d’andata, pieno di alti e bassi e di occasioni mancate proprio al momento di fare il salto di qualità: tante, infatti, le cose mancate ieri sera nonostante una grande reazione di carattere (tutt’altro che scontata), nel secondo tempo.
Innanzitutto è mancata ancora una volta la continuità nei 90 minuti ed il Milan ha letteralmente regalato alla Roma i primi 15 minuti concedendogli poi gran parte del primo tempo: il miracolo di Gigio Donnarumma dopo solo 15 secondi su Sadiq, il gol di Rudiger dopo appena 4 minuti e un’altra prodezza del baby portierone sempre sul difensore tedesco poco dopo sono il manifesto di un approccio alla partita da dimenticare e di un primo tempo praticamente non giocato.
Nella ripresa la squadra è rientrata in campo con un altro piglio, ha trovato quasi subito, con merito, il gol del pareggio e ha dominato per larghi tratti la partita: tutto bene dunque? Macché, così come mercoledì scorso contro il Bologna, ai rossoneri è mancata, in primis, la cattiveria sotto misura. Se la pregevole traversa colpita da Bacca è frutto soltanto della sfortuna, gridano ancora vendetta sia l’errore sotto misura di Kucka che le numerose occasioni potenziali fallite per errori talvolta banali in fase di rifinitura. Che manchi qualità a centrocampo è ormai il segreto di Pulcinella ma, con il nuovo 442 impostato da Mihajlovic nell’ultimo mese e mezzo, manca anche un esterno destro di ruolo che possa, come invece fa Bonaventura sulla corsia opposta, saltare l’uomo, creare superiorità numerica ed assicurare i rifornimenti per le due punte.
Accantonato Cerci, dalla partita contro il Frosinone, Mihajlovic si sta affidando a Honda e il samurai è proprio il simbolo di quanto si diceva in apertura, ovvero dell’incapacità della squadra di compiere il salto di qualità definitivo. Non si può certo dire che ieri sera il giapponese abbia giocato male, anzi ha avuto il merito di servire il cross in occasione del gol di Kucka ed ha garantito un buon equilibrio nelle due fasi sulla sua fascia di competenza mostrando anche una buona intesa con Abate; tuttavia, Honda da sempre l’impressione che gli manchi il guizzo vincente e quella capacità di accelerare che tanto servirebbe per garantire di imprevedibilità in più al gioco offensivo della squadra. L’ex CSKA sembra sempre troppo compassato nelle giocate e troppo legato al suo piede sinistro perdendo spesso almeno un tempo di gioco che sarebbe invece prezioso per servire le punte sui loro movimenti.
Gaetano De Pippo
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