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Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare. Sarà, ma ultimamente per il Milan il gioco è tutt’altro che semplice e di ‘duri’ non si è vista traccia. La formazione scesa in campo ieri sera all’Olimpico di Torino, infatti , non ha impressionato né per il gioco espresso, né per il carattere mostrato.
Insomma, è stato il solito Milan. Capace di illudere per una partita e deludere la giornata successiva. S’è visto tanto grigio in campo: sia quello alessandrino, artefice di un’ impresa straordinaria che ha reso più umano il calcio, sia quello cupo del Milan, sinonimo di negatività e oblio.
Grigia la prestazione della maggior parte dei rossoneri: solo la formalità del calcio di rigore è riuscita a ritoccare al rialzo qualche voto non propriamente positivo. Balotelli, dopo quattro mesi a digiuno, riesce a sopravvivere cibandosi dagli undici metri. Fine. Il numero 45 segna e non esulta, rivelandosi lo specchio di un Milan in balia di se stesso.
Malino anche Jose Mauri, poco presente ma anche poco aiutato dallo scarso movimento dei compagni, e malissimo Boateng, ancora fuori condizione e, forse, anche fuori ruolo. L’esperimento di metterlo sulla fascia non ha funzionato. Per ora.
Insufficiente anche la prova del figliol prodigo Luiz Adriano, evanescente e poco produttivo. Forse l’unico in grado di salvarsi in mezzo a tanta mediocrità è stato Poli. Ma poca roba: tanta corsa e la solita buona volontà.
Ma è inutile perdersi in giudizi soggettivi: tutto il Milan di ieri è da bocciare. Specialmente sul piano dell’aggressività e della mentalità. I giocatori, chiamati a convincere Mihajlovic in vista del derby, hanno giocato spesso con apparente sufficienza.
Giocare poco e convincere, per carità, è sempre difficile, ma qualcosa di più era lecito aspettarsi. Di fronte, come detto, c’era pur sempre una squadra di Lega Pro. Questa spocchia e il poco cinismo hanno fatto arrabbiare parecchio Mihajlovic, che a parole ha difeso i suoi, ma ha anche fatto trapelare un certo fastidio nel post-partita, finendo per battibeccare con un giornalista Rai, Marco Bucciantini.
Un botta e risposta chiaramente frutto del momento e dimostrativo del fatto che l’allenatore serbo era tutt’altro che felice e sereno. La sensazione è che in molti si siano giocati il derby, e - in generale - qualche chances in più di scendere in campo.
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