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'Dopo 14 giornate, ormai è chiaro: il Milan non è un bluff. Altrettanto, però, non si può ancora dire della cordata cinese, alle prese con autorizzazioni ancora non arrivate e prossima alla richiesta di una proroga ufficiale del closing (ad oggi è solo ufficiosa)'. A scriverlo oggi è il Corriere della Sera. Lo slittamento del passaggio di consegne tra Berlusconi e la nuova proprietà cambia però le cose, con i cinesi pronti a negoziare questo periodo di stand by in cambio di soldi e nomi.
'Per ottenere il rinvio, i cinesi dovranno fornire garanzie - scrive infatti il Corsera -. Magari proprio il 2 dicembre (in quella data il Milan ha convocato l'assemblea dei soci, ndr), faranno vedere a Fininvest che i soldi ci sono: a ora sono su conti correnti diversi (e, viene assicurato, sono di più dei 420 milioni che vanno versati; ci sono, per esempio, anche i 100 destinati alla gestione del club), ma potrebbero confluire in un unico 'contenitore'. Contestualmente, saranno anche svelati gli investitori. Pare che fin qui siano stati mantenuti segreti perché si temeva che, rivelandoli prima di avere le autorizzazioni in mano, avrebbero potuto essere «contattati» da cordate alternative e in guerra con Sino Europe'.
'Con garanzie simili, la proroga non sarà un problema, ma non sarà gratis: sarà versata un’altra cifra (da contrattare, a ora non c’è identità di vedute: diciamo dai 50 ai 100 milioni), da scontare dal totale, ma a fondo perduto. Se non si dovesse chiudere l’operazione sarà incassata da Fininvest, come i precedenti 100 milioni', conclude il Corriere della Sera. A queste condizioni, Berlusconi è disposto ad aspettare. Altrimenti c'è la concreta possibilità che tutto salti e il presidente del Milan rimanga lui.
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