Dopo nove risultati utili consecutivi, ed un'imbattibilità che durava da oltre due mesi (l'ultima sconfitta si era registrata lo scorso 6 gennaio, a 'San Siro', contro il Bologna), il Milan di Sinisa Mihajlovic si era fermato, domenica scorsa, al 'Mapei Stadium' di Reggio Emilia contro il Sassuolo. I rossoneri, poi, dopo una settimana turbolenta, caratterizzata dalle voci di addio dell'allenatore serbo a fine stagione, poi prontamente smentite, ieri hanno offerto un'altra prestazione incolore, rimediando soltanto in una gara che era assolutamente da vincere. La zona Champions, adesso, dista ben 11 punti e, pertanto, il rischio di un 'rilassamento' dei calciatori in vista della finale di Coppa Italia del prossimo 21 maggio è dietro l'angolo: motivo per il quale, , sulla falsa riga di quanto già fatto intendere, nell'immediato post partita di Verona, .
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Milan tra infortuni e sfortuna, ma il calo non è casuale
Un calo fisiologico, sia chiaro, ci poteva stare. Da oltre due mesi, infatti, il Milan si trovava in una condizione atletica spaventosa: spesso, i rossoneri hanno corso al doppio della velocità degli avversari, e vinto partite contro avversari di grande calibro, come Fiorentina ed Inter, senza subire reti e concedendo pochissimo in difesa, o pareggiato, come in occasione della gara del 'San Paolo' di Napoli, sul terreno di gioco di una candidata al titolo con autorevolezza e sfiorando anche il clamoroso successo. Poi, come da qualche stagione a questa parte, il Diavolo è stato bersagliato dalla sfortuna: , messo fuori causa per una lesione alla caviglia da un incidente stradale. il quale, senza il suo compagno di reparto, . E non appare di certo un caso. Alla pesante assenza di Niang, poi, va aggiunta quella del capitano Riccardo Montolivo, fermo per un problema al tendine d'Achille. 'Monto', spesso criticato, : assicura 'presenza' davanti la difesa, recupera un quantitativo inenarrabile di palloni, imposta l'azione, rappresenta un'iniezione di fosforo ed acume tattico nella manovra milanista.
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In certe gare, poi, è mancato anche Abate, mai sostituito degnamente da Mattia De Sciglio, e, ora, , che si dovrà fermare per almeno 15 giorni per una lesione ai flessori della coscia sinistra. Una vera ecatombe per la squadra rossonera, alla quale non basteranno i rientri di Philippe Mexes e Luiz Adriano se poi, in realtà, oltre agli infortuni bisogna fare i conti anche con lo scadimento repentino di forma di due elementi fondamentali per il 4-4-2 del tecnico serbo. Vale a dire i quali, in uno schieramento che fa degli esterni la sua forza, fisicamente, nell'ultimo periodo, fanno fatica a ricoprire il ruolo: se attaccano troppo, non ce la fanno ad essere presenti in fase difensiva per dare una mano nei raddoppi di marcatura e nel tenere la posizione; se, al contrario, si spremono troppo per assicurare la copertura richiesta da Mihajlovic, arrivano poco lucidi e stremati al cross, al tiro, all'assist o per fornire lo spunto vincente.
Il calo del Milan non è casuale, ma è legato a fattori oggettivi. Così come il cambio modulo di Mihajlovic che, qualora non si fosse infortunato Kucka nel riscaldamento pre Chievo, . Questo perché la alternative, in panchina, scarseggiano. O meglio, ci sarebbero anche, ma per condizioni fisiche (Jérémy Ménez, Kevin-Prince Boateng, lo stesso Luiz Adriano) o per condizioni mentali (Mario Balotelli), non sembrano pronti ad affrontare un rush finale di stagione ad altissimi livelli. Sfortuna, infortuni, certamente: magari, però, si sarebbe potuto agire diversamente nel corso dell'ultima sessione di calciomercato. Ora, Mihajlovic dovrà fare di necessità virtù, e tirar fuori dal gruppo rossonero tutte le qualità, tecniche ed umane, per uscire fuori da una situazione che, in caso contrario, rischia di farsi davvero scottante.
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