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Montolivo: “Scandaloso fischiare uno in barella, i social…”

Stefano Bressi

Montolivo torna a parlare dopo il suo infortunio e risponde ai tanti "haters". Secondo il capitano i social danno voce a troppi imbecilli.

Torna a parlare il capitano Riccardo Montolivo, dopo che l'ultimo messaggio era apparso su Facebook, rivolto a tutti coloro che gli avevano augurato la morte dopo e prima dell'infortunio. Stavolta Montolivo parla a mente lucida, anche se pure in quell'occasione rimase sorprendentemente freddo e se l'è cavata da campione vero. Parla ai microfoni de "La Repubblica" e si rivolge ancora una volta a tutti i così detti haters: "È uno scandalo fischiare uno che esce in barella, per chi ha un minimo di sensibilità. I social, come disse Umberto Eco, hanno dato voce a legioni di imbecilli. Internet è un mondo senza regole: utile, ma da usare con raziocinio".

Il centrocampista del Milan si concentra poi proprio sul messaggio che ha scritto qualche settimana fa, sul motivo di tanto odio e sull'infortunio in sé: "Mi è venuto spontaneo quel messaggio. Rispetto le critiche, ma nell'ultimo periodo si è esagerato. Ho ricevuto tanti messaggi di solidarietà dopo il mio post. Ho apprezzato Buffon che non ha avuto paura di prendere una posizione forte, contro soprattutto tifosi della sua squadra. Allo stadio entra in gioco il campanilismo: il tifo fa perdere lucidità. I social diventano valvola di sfogo contro sportivi o personaggi pubblici. Io li uso per contatti e per informarmi, l'età mi consente di gestirli, ma i più giovani colleghi dovrebbero essere seguiti da professionisti in materia. Non mi atteggio a duro, ma non tiro indietro la gamba. L'intervento di Ramos che ha causato l'infortunio si poteva evitare, era il classico per intimorire. Dolore pazzesco. Mentre facevo la risonanza speravo mi dicessero non fosse niente. Con gli infortuni capisci chi ti sta vicino solo per convenienza e chi sempre. Mi godo la mia famiglia. Nel mio recinto restano in pochi. I miei compagni a Verona hanno sventolato la mia maglia. A Firenze fui votato capitano. Non piaccio ai tifosi, ma a compagni e allenatori sì".

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