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Niang: “Galliani è come un padre. Voglio tornare in Nazionale”

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Niang è il trascinatore del Milan e spera di ritrovare presto la Nazionale. Intanto ha trovato l'amore e a scuola era particolarmente bravo in una materia.

Stefano Bressi

Sempre più trascinatore, sempre più giocatore chiave. M'Baye Niang è un punto fermo del Milan attuale e ha grandi ambizioni. Nel corso della lunghissima intervista a "La Gazzetta dello Sport" si racconta e spiega come attraverso le prestazioni al Milan vuole riconquistare la Nazionale, che ha perso perché... "Sono scappato dal ritiro dell'Under 21 per andare in discoteca. È un sogno rinviato la Nazionale, se non lo avessi fatto ci sarei già probabilmente. Comunque è una conseguenza delle prestazioni che faccio al Milan. Penso di aver pagato il conto. Sto giocando e spero Deschamps mi chiamerà. So che mi segue, vuole capire se sono cambiato davvero. Io mi sento solo francese".

Quando gli viene chiesto chi sia come un padre per lui, la risposta è semplice: "Adriano Galliani. Mi ricordo ancora le sue prime parole. Mi ha detto che era venuto a Caen per tornare con me e che saremmo tornati insieme. Non ci ho dormito la notte. Galliani è come Florentino Perez, lo conoscono tutti. Era lì per me e io avevo la valigia pronta. Poi è arrivato il tempo dei tanti amici, ma volevano il mio male. Sapevano che stavo sbagliando, ma non mi dicevano nulla. Galliani invece mi avvertiva, senza urlare. Mi diceva che essendo al Milan non potevo permettermi di sbagliare e di fare gli errori dei miei coetanei. Non riesco a immaginare un Milan senza Galliani... Nel caso mi mancherà molto". Poi un commento sul suo nuovo amore, Emilie: "Ci siamo conosciuti a Marsiglia, ha 25 anni, è più grande di me. Ha vinto Secret Story. L'ho corteggiata e non sapeva neanche chi fossi. È caduta subito, trattativa veloce. Stiamo insieme da cinque mesi, quasi un miracolo per me, sono tantissimi. Da quando stiamo insieme sto bene anche in campo"

Sul razzismo, continua: "Esiste solo nel mondo degli stupidi. Per fare il mondo, però, serve anche un po' di stupidità. Chi va negli stadi a ululare o è infelice o non ha niente da fare. Bisogna andare avanti e far finta di niente, altrimenti ti fai male da solo. Per questo non abbandonerei mai una partita. Solo se decide l'arbitro lo accetto. Ai razzisti puoi far male solo in campo a suon di gol. Se te ne vai hanno vinto loro. Quando ho preso palo a Barcelona lo ha deciso Dio. Se dovessimo rigiocare domani magari sceglierebbe che il pallone dopo aver picchiato lì entri. Magari ha deciso di no per il mio bene, altrimenti mi sarei montato la testa. Prego tutti i giorni cinque volte al giorno. Non è un dovere, è un desiderio. Prima di una partita non chiedo di vincere, ma di non farmi male".

Infine, Niang ammette di essere stato particolarmente bravo in Fisica a scuola perché... "Mi piaceva la professoressa. Nelle altre ore non studiavo e facevo casino, ma lei era troppo bella e mi faceva venire voglia di stare attento e studiare. Se avessi avuto lei in tutte le materie forse non giocherei a calcio. Tornerei a scuola solo per migliorare l'inglese. No, non per giocare in Premier, tanto lì gli allenatori sono tutti italiani..."

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