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Ora basta. Tutto ha un limite, specialmente la pazienza. E specialmente nel mondo del calcio. La sconfitta interna rimediata dal Milan, questo pomeriggio, contro il Bologna, rappresenta, con tutta probabilità, il punto più basso, e più oscuro, dell'intera stagione rossonera. Addirittura peggio del fondo toccato lo scorso 4 ottobre 2015, quando la squadra crollò a 'San Siro' per 4-0 sotto i colpi del Napoli: almeno, in quella circostanza, c'era l'attenuante di aver giocato contro una compagine più forte, e meritatamente in lotta per lo Scudetto, in un periodo in cui il Milan stava ancora faticando a trovare la sua identità. Adesso, quali scuse ha il Milan di Sinisa Mihajlovic?
Dopo aver iniziato con il 4-3-1-2, ed aver abbandonato appena una manciata di gare più tardi il modulo a tre punte, l'allenatore serbo ha trovato il giusto assetto tattico, il 4-4-2, e recuperato anche chi, ad inizio stagione, era stato messo fuori causa per infortuni di vario genere (Andrea Bertolacci, Ignazio Abate, M'Baye Niang, per citarne alcuni). Eppure, la squadra non riesce ad avere continuità, anzi, contro le ultime squadre della classifica di Serie A, vale a dire Carpi, Hellas Verona, Frosinone e Bologna, il Milan ha conquistato appena 5 punti sui 12 potenzialmente a disposizione. Tutto sembra, fuorché un ruolino di un club che punta a rientrare, dopo due stagioni, a disputare le competizioni europee. E dire che la società aveva messo addirittura in cima alla lista delle priorità stagionali il ritorno in Champions League: con questo ritmo, con questo gioco, con questi risultati, pura utopia.
Inutile girarci troppo intorno. Il Milan 2015-2016 è una squadra mediocre. Una squadra che merita la classifica che ha, così come fatto presente, nel pomeriggio, , anche da uno dei suoi (pochissimi) uomini migliori, Giacomo Bonaventura. In rosa, si contano sulle dita di una mano gli uomini in grado di creare la superiorità numerica in fase offensiva (lo stesso Bonaventura, Niang, Ménez, quando riuscirà a rientrare dall'infortunio alla schiena), e, più in generale, in mezzo al campo, salvo sporadiche circostanze, non ce n'è uno che sia in grado di brillare per atletismo, dinamismo e fosforo. Il settimo posto in Serie A è specchio fedele di una triste realtà: ed ora basta. Di questo Milan così piccolo, insulso, e lontano parente di quello che, appena 5 anni orsono, festeggiava il suo 18° Scudetto, non ne può più nessuno: la dirigenza, che sta meditando di allontanare Sinisa Mihajlovic; i tifosi, che contestano ferocemente la proprietà, Adriano Galliani ed ora anche i propri 'beniamini'; naturalmente, anche i calciatori, alcuni dei quali, con tutta probabilità, stravalutati ad inizio stagione.
La società, adesso, ha una grande occasione, e si chiama calciomercato. , e quindi la dirigenza ha opportunità di fare piazza pulita di tutti quegli elementi non all'altezza dei colori rossoneri, o non in grado di 'sopportare' la pressione che comporta indossare la gloriosa maglia del Milan. Suso, una meteora a Milanello e dintorni, è già stato spedito al Genoa, nella speranza che possa dimostrare di essere in grado di poterci stare, in questa squadra. Ma la strada, per Adriano Galliani, è ancora lunga: andrebbe rivisto in blocco il reparto difensivo, con tre centrali in scadenza di contratto (Philippe Mexes, Cristian Zapata e Alex), e nessuno sul quale puntare per il futuro. Il centrocampo necessiterebbe di una robusta rivitazione, con due-tre elementi marginali della rosa in uscita (Antonio Nocerino, Nigel de Jong, Andrea Poli) che andrebbero rimpiazzati tout court con un paio di giocatori dotati di tecnica e qualità. Senza considerare chi, come Andrea Bertolacci, Riccardo Montolivo, Keisuke Honda, o finanche Alessio Cerci, difficilmente riesce ad onorare l'impegno settimanale senza invogliare i tifosi alle imprecazioni più colorite.
Qualità. E' tutto ciò di cui ha bisogno una squadra mediocre per elevarsi di rango, ed evitare di gettare alle ortiche l'ennesima stagione nata, come sovente accade, sotto tutt'altro auspicio. Mediti, la dirigenza, e corra ai ripari prima che sia troppo tardi: c'è tempo fino al 1° febbraio alle ore 23.00 per dare un senso alla stagione del Milan, e nuovi giocatori ai quali guardare con occhi colmi di speranza.
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