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Cesare Prandelli ha rilasciato una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport su Brocchi, nuovo allenatore del Milan e suo ex giocatore.
Ecco le sue parole su quando conobbe Brocchi: "«Cristian giocava nel Lumezzane, faceva la mezzapunta. Andai a vederlo e decisi di portarlo nel mio Verona. Avevo capito che poteva interpretare bene altri ruoli. Vincemmo il campionato di B e disputammo una stagione straordinaria in A. Qualche anno dopo ci ritrovammo a Firenze. Brocchi ha sempre avuto la capacità di giocare dappertutto e la disponibilità a provare ruoli che potevano non essere adatti a lui. A Verona lo piazzai sulla destra, da tornante. A Firenze giocò anche davanti alla difesa dopo aver cambiato altri tre o quattro ruoli interpretandoli sempre in maniera perfetta. E’ un ragazzo attento e molto disponibile, con una personalità spiccata che gli consente di essere molto importante nello spogliatoio. La sua qualità principale è la lettura delle situazioni di gioco. E’ possibile che Cristian sia un predestinato della panchina».
Se si intuiva che avrebbe allenato: «Parto dal presupposto che possono diventare allenatori tutti se hanno umiltà, passione e capacità di imparare, oltre che di sopportazione. Ricordo che quando c’erano discussioni tattiche o di strategia, Brocchi era sempre un protagonista: non era mai passivo. Era curioso, approfondiva, era coinvolto. Uno di quei giocatori che danno un senso compiuto al lavoro di un tecnico. E quindi si intuiva che sarebbe potuto diventare un allenatore».
Sui contatti più recenti: «Ci siamo scambiati gli auguri. Ogni tanto qualche messaggio e qualche telefonata. Ma non ho consigli particolari per lui: se il presidente gli ha dato la responsabilità di una squadra come il Milan deve dire “Obbedisco” e tuffarsi sul lavoro seguendo le sue idee».
Sul concetto di bel calcio: «Certo. I principi sono identici. Non conta la categoria ma i canoni, le idee: a Cristian piace la squadra corta, sviluppare azioni rasoterra, tenere la palla. Ci sono mille modi per fare un bel calcio: c’è chi preferisce il possesso palla, chi opta per un’azione rapida con tre pas- saggi e una conclusione veloce, chi predilige la grande organizzazione difensiva e il pressing. Secondo me adesso il bel calcio è un mix di tutto: bisogna saper adattare la squadra ai vari momenti della gara».
Sui 40 giorni che ha Brocchi per conquistarsi il Milan: «Sono pochi, ma Cristian ha qualche anno di lavoro alle spalle. E’ una garanzia, non una scommessa. Brocchi deve monitorare giornalmente l’allenamento e la resa. Se è soddisfatto del lavoro quotidiano, non deve pensare ai 40 giorni. Ovviamente più hai tempo più puoi entrare nei dettagli. Ma sono convinto che si vedrà da subito la sua mano».
Sul bel calcio che predicava Prandelli: «In certi momenti sembra che la pianta cresca bene per quanto riguarda la costruzione del gioco, ma meno per quanto riguarda l’intensità. La costruzione non deve essere lenta. Bisogna essere più intensi perché il calcio europeo sta andando in questa direzione. E se non hai grandi giocatori devi avere una grande organizzazione».
Sulla Primavera di Brocchi: «L'ho vista due volte in tv, dove si vede poco. Ma emergeva l’impronta di una squadra organizzata».
Se il bel calcio paga: «E’ la strada più lunga, ma quella che ti dà più garanzie. Sono contento quando sento che i presidenti scelgono gli allenatori per dare qualità. Poi io capisco che chi guarda Atletico-Bar- cellona la pensi diversamente: è il fascino del calcio. Ma se non cerchi la qualità il gioco diventa piatto».
Sul calcio italiano: «Fino a dicembre è stato molto competitivo anche a livello europeo. Da gennaio c’è stata un’involuzione, magari fisica. Negli ultimi mesi non vedo nelle partite quell’energia e quel dinamismo che servono. La Juve per fortuna ha dimostrato che si può offrire un calcio spettacolare e vincente. E non bastare puntare tutto sul controllo della palla. L’intensità la detta chi la palla non ce l’ha. E il calo di intensità è costato qualcosa a Napoli e Fiorentina, che a lungo hanno giocato benissimo».
Se ha voglia di allenare: « Assolutamente sì: è il mio mondo. Ma non ho ansia».
Se Brocchi sarà l'allenatore dell'anno prossimo: «Glielo auguro perché mi ha regalato tante soddisfazioni e merita un’avventura importante. Dipende anche dalla fortuna, ma la fortuna va cercata. Quindi, coraggio Cristian: sei pronto».
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