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Il girone di ritorno si apre come meglio non si poteva sperare: se il Milan (32 punti) e tutto il mondo dei tifosi rossoneri ha assistito al weekend di Serie A sperando in passi falsi delle squadre della Top 5, la serata domenicale non poteva concludersi in maniera migliore se non vincendo e, finalmente, convincendo a 'San Siro' contro una Fiorentina (38) mai doma, sebbene in flessione da qualche settimana.
Ma in questi tempi, dove i tifosi rossoneri si cospargono il capo di cenere prima di ogni partita nella speranza che arrivi la gara della svolta positiva, la vittoria di ieri sera vale doppio, anzi triplo: per la prima volta in stagione, eccezion fatta per la partita contro il Sassuolo (virtualmente ancora avanti i rossoneri in classifica, e battuto 2-1 a Milano), i rossoneri avevano finora racimolato la miseria di un solo punto negli scontri diretti con Napoli, Juventus, Inter, Fiorentina e Roma, a fronte dei 28 conquistati contro le restanti 14 di Serie A.
Un Milan a due facce, quindi, nel girone d'andata: da Champions con le medio-piccole, seppur con qualche fatica di troppo nel finale di stagione nel trittico Carpi-Verona-Bologna, con una media da grande di 2 punti a partita; un Diavolo formato tascabile con le grandi, seppur i rossoneri abbiano sempre perso dignitosamente salvo il rovescio casalingo (0-4) contro il Napoli (0-1 con Inter e Juve, 0-2 all'esordio con la Fiorentina, nel lontano e rovente agosto).
Il girone di ritorno, quindi, si apre con una schiera di belle notizie per il Milan: prima la schiacciasassi Napoli (44) dell'inarrestabile Higuain (20 gol in 20 partite sono da vero fenomeno, al pari di Messi e Ronaldo) ha fermato l'avanzata del Sassuolo (31) ammazza-grandi (unica squadra che, fino a sabato, non aveva perso un match contro le Top 5) con un sonoro 3-1; poi l'Inter (40) ha inciampato di nuovo, stavolta sull'ostico campo dell'Atalanta (25), passando nel giro di tre partite dall'essere capolista a vedere la vetta a -4. La sintonia tra Icardi e Jovetic latita, l'incantesimo sembra essersi rotto, al contrario della bravura di Samir Handanovic che la tiene a galla con un letterale colpo di coda su tap-in ravvicinato dell'orobico Luca Cigarini.
Nel pomeriggio di ieri, poi, la nuova vecchia Roma (35) di Luciano Spalletti ha perso per strada due punti contro il fanalino di coda Verona (9), in una gara che sembrava la fotocopia del pareggio (anche in quel caso per 1-1) del Milan contro gli stessi scaligeri: vantaggio giallorosso dopo tante occasioni sprecate, Roma che spreca altrettante volte il gol del raddoppio e poi subisce il pari beffa su rigore, stavolta segnato dall'ex rossonero Pazzini, che inconsciamente serviva al Milan l'assist per rifarsi sotto in classifica.
Si riapre, così, la corsa europea del Milan, ora a ridosso della zona Europa League: i rossoneri sono a tre punti dal quinto posto della Roma e a sei dalla Fiorentina quarta, insomma se la truppa di Mihajlovic riuscirà a confermarsi nelle prossime settimane la lotta potrà essere veramente avvincente, magari anche per l'ultimo posto valido per la Champions League, quel terzo posto ora distante "solo" otto punti e occupato da un'Inter in fase di stanca.
Per ora non spingiamoci oltre, perché là davanti oltre al Napoli che corre (eccome se corre), c'è la Juventus (42), giunta alla sua decima vittoria consecutiva, ormai vera e propria antitesi dei partenopei in chiave Scudetto: come il Milan, anche il percorso dei bianconeri può essere diviso a metà. 12 punti nelle prime 10 giornate, con un terrificante 14° posto; poi nelle successive 10, l'en-plein, 30 punti che l'hanno riportata in alto con la freccia del sorpasso sempre accesa, pronta, chissà, ad effettuare l'ultimo, decisivo allungo. A meno che Higuain decida che per Napoli sia arrivato il momento di rinfrescare l'azzurro sbiadito dell'ultimo Scudetto partenopeo a forti tinte albicelesti.
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