E' sicuramente tra i protagonisti di questo inizio di stagione del Milan: dopo un paio di stagioni in chiaroscuro, Jesus Joaquìn Fernandez Saez Suso si è preso il Milan, grazie anche ad una preziosa stima reciproca con mister Montella. Anche nella sfida di Supercoppa contro la Juventus, lo spagnolo è stato tra i migliori, propiziando con un assist il gol di Bonaventura. Questa mattina, il quotidiano iberico Marca propone una lunga intervista con l'ex Liverpool, dove si parla di Milan, di Nazionale, di passato, presente e futuro: "La stagione migliore della mia carriera? Può darsi, finora è stato soddsifacente".
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Suso: “Rinnovo? Non ci saranno problemi. Bacca mi dice che è felice”
Se si sarebbe immaginato una stagione così dopo il prestito al Genoa: "No, non proprio. Ma non si sa mai, il calcio dipende da molte cose: ad esempio, se ci fosse stato un altro tecnico magari non sarebbe andata così. Quel che sapevo è che l'ultima partita, con la Juventus, era un'occasione d'oro per vincere un trofeo. E' andata per il meglio: abbiamo già vinto due volte contro la Juve, in campionato e in Supercoppa. E' vero che a San Siro la partita è stata più equilibrata, ma nella Supercoppa abbiamo giocato molto meglio di loro".
Sull'importanza del prestito a Genova: "E' stato molto importante: in Italia la gente non mi conosceva, dopo un anno in cui a Milano avevo giocato poco. Nessuno sapeva quello che potevo essere o le mie potenzialità. In quei sei mesi si è visto che potevo giocare ad un buon livello e fare buone cose, importanti. L'ho dimostrato in quei sei mesi e in quest'inizio a Milano".
Sul lavoro di Gasperini: "Mi ha dato la fiducia. Arrivavo da un momento difficile, dove non giocavo. Ha saputo prendere il meglio da me. E' un allenatore che lavora sodo, molto bene tatticamente".
Sull'allenamento in Italia: "Ci si allena molto: me l'avevano già detto prima di firmare con il Milan, ed è vero. Sia con Inzaghi, che con Mihajlovic, Gasperini o Montella, in generale ci sia allena molto più che in Spagna, fisicamente e tatticamente, ma soprattutto sul fisico. Non ho mai corso così tanto in vita mia come quando ero a Genova. Non avrei mai pensato si potesse lavorare così tanto a metà stagione, perchè credevo di non averne bisogno. Però evidentemente si vedono i frutti, no?".
Su cosa è cambiato rispetto alla prima esperienza al Milan: "L'allenatore: Montella mi ha visto nei mesi del Genoa, è stato l'allenatore della Sampdoria a cui ho segnato due gol nel derby. Penso che avrebbe voluto portarmi con sè. E' un allenatore che non ha paura di puntare sui giovani, lo sta dimostrando con i fatti. E' un tecnico "alla spagnola", a cui piace giocare con la palla, ama avere un'idea di gioco, cerca sempre di avere il controllo della palla".
Se è sorpreso del suo rendimento: "No, già a Genova era simile. Ognuno sa cosa può dare, ma c'è ancora molto".
Sulla difficoltà a trovare un ruolo di primo piano: "Quando si è giovani e si è in una grande squadra, è più difficile, perchè ci sono meno opportunità, gli ingaggi, gli alti investimenti...Per noi giovani è faticoso, si procede a tappe. Con Montella però è il contrario, sta inserendo molto giovani, non ha paura: questa sua capacità è da apprezzare, perchè la squadra sta rispondendo. Personalmente, sì, mi è costato molto: bisogna passare un sacco di cose, ci sono momenti davvero difficili. Il calcio è bello, ma non è tutto roseo".
Sulla fama raggiunta ora in Europa: "È evidente che l'impatto di un giocatore in una piccola squadra non è lo stesso di Milano. A Genova ho giocato molto bene, ma ora si parla molto di più di me perché sono in un grande. Ora ho più impatto. Ho anche notato anche che gli avversari mi hanno studiato, mi conoscono meglio. Prima non mi chiudevano su entrambi i lati o il mio marcatore non era molto aiutato dai compagni di squadra, ora sono quasi sempre raddoppiato".
Sul paragone che Bonaventura fa con Silva: "Sì, me lo dice spesso: per me è un onore".
Sul primo titolo: "Sì, è il primo titolo a livello di club, mentre con la Nazionale ho vinto un Europeo under 19. La medaglia profuma di gloria: la squadra aveva passato cinque anni senza vincere nulla, essere in grado di battere la Juve è stato meglio dell'impossibile".
Su Galliani: "Era contento. Abbiamo parlato per due settimane del rinnovo: rimangono due o tre punti da vedere, ma credo che non ci sarà nessun problema. Per ora non voglio nient'altro".
Su Berlusconi: "L'ultima volta che l'ho visto è stato dopo il derby contro l'Inter, dove ho segnato due gol. E' sceso negli spogliatoi e mi ha fatto i complimenti, dicendomi che avevo giocato molto bene. Sono contento che il presidente mi dica queste cose".
Sulla nostalgia della sua Spagna: "Ora sono nella mia Cadice, mi diverto molto con la mia famiglia, i miei amici e la mia terra. Io vivo a Milano, è molto confortevole: è una grande città, non voglio tornare indietro".
Sull'anno all'Almeria: "Per me è stato un anno importante, prima di entrare nell'ultimo anno di contratto con il Liverpool. Ho iniziato molto bene e poi non è andata così bene, ho avuto qualche problema, ma ho imparato tanto. E'stato un anno importante per me, per capire molte cose".
Se si sente pronto per squadre come Barcellona, Real Madrid o Atletico: "Penso di sì, lo sto dimostrando pian piano. E' presto, ma sono stato a contatto con loro in Nazionale e ho dimostrato che il mio livello è quello. Forse è un po' presto perchè devo continuare a crescere a lungo".
Sulle caratteristiche della Premier e della Serie A nel suo modo di giocare: "Dell'Inghilterra la velocità di gioco: sappiamo che è più veloce, un po' folle. Dell'Italia il rigore tattico, sia in attacco che in difesa. Giocare nei due campionati mi ha aiutato a diventare più completo. Di Cadice? Il calcio di strada. Sono andato a Liverpool a 15-16 anni, molto presto, ma qualcosa mi è rimasto di quando giocavo da bambino, il calcetto...".
Il miglior compagno: "Luis Suarez".
Su Donnarumma: "E' davvero molto forte. Colpisce vedere un giocatore così giovane ma così bravo alla sua età. Ogni volta che lo vedo dico: "E' troppo forte, ca**o!". E' un animale".
Se Bacca resterà fino a giugno: "Credo di sì, glielo chiedo e mi dice che è molto felice, lo vedo felice, perciò dico di sì. Sappiamo però che nel calcio tutto cambia da un momento all'altro. La verità è che il meglio per noi è che non si muova".
Su cosa chiede al 2017: "In genere la salute, l'assenza dagli infortuni. E dopo una qualificazione con il Milan in Champions, una chiamata dalla Nazionale. A novembre ero nei pre-convocati, ma poi non sono potuto entrare in lista. Anche solo la lettera di pre-convocazione, però, per me è stata molto importante, perchè ha dimostrato che vedevano ciò che stavo facendo e che volevano puntare su di me. Julen (Lopetegui, ndr) mi conosce dagli inizi della Nazionale: ero con lui in Under 18, 19, 20 e 21".
Cosa vorrebbe fare prima di ritirarsi: "Giocare una finale di Champions, un Mondiale e un Europeo".
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