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Due gare sulla panchina del Milan, un pareggio (2-2) contro il Benevento ultimo in classifica in campionato ed una sconfitta (0-2), seppur ininfluente ai fini della qualificazione, a Rijeka in Europa League. I primi passi di Gennaro Gattuso sulla panchina rossonera, senza dubbio, non sono stati esaltanti: il tecnico calabrese deve affrontare una crisi piuttosto complessa, e, in questi giorni, sta studiando adeguate contromisure. Vediamo quali secondo l'edizione odierna de 'La Gazzetta dello Sport'.
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Dopo aver incassato due reti dai modesti croati del Rijeka, ed aver appurato come la sua squadra abbia commesso tanti errori in fase di posizionamento difensivo ed in uscita, Gattuso ha esclamato: “Meglio con la difesa a 4”. Il giorno dopo, a Milanello, le parole si sono tramutate in lavoro sul campo: il Milan, infatti, è tornato a lavorare sul 4-3-3, modulo che ha utilizzato per tutta la scorsa stagione, e che si potrà rivedere già da domani sera contro il Bologna. Basta, dunque, con la difesa a 3, con la quale i rossoneri hanno faticato moltissimo: sembra, ha affermato la 'rosea', che lo spogliatoio abbia gradito il 'ritorno alle origini'.
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Gattuso ha ereditato una squadra in condizione atletica più che deficitaria e, infatti, uno dei suoi primi correttivi da allenatore è stato aumentare i carichi di lavoro per il gruppo. Risultato: i giocatori, ora, sono imballati come succede a luglio, in piena preparazione. Ma, problema, siamo nel pieno della stagione agonistica. I calciatori scendono in campo con le gambe che pesano il doppio ed ecco perché, in Croazia, Gattuso ha scelto di non convocare ben 7 titolari, lasciandoli a lavorare a Milanello per ritrovare una condizione accettabile. Il Milan che, domani sera, affronterà il Bologna, sarà diverso per 11 undicesimi dalla squadra che ha perso a Rijeka: Gattuso aveva messo in preventivo i rischi di una brutta figura in Europa League, ma è anche convinto di aver fatto la scelta giusta per il prossimo futuro dei suoi ragazzi.
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La testa, però, dovrà andare di pari passo con le gambe. Se ad inizio stagione il Milan non aveva moltissime difficoltà a sovrastare avversari di calibro inferiore, ora fa enorme fatica a restare mentalmente 'dentro la partita' contro contendenti come Benevento o Rijeka. Per curriculum e costi di cartellino, sono inconcepibili prestazioni come quelle offerte da Nikola Kalinić contro il Torino, Lucas Biglia in Croazia o come quelle proposte quasi sempre da Hakan Çalhanoğlu. Il gruppo sta soffrendo molto, psicologicamente, e la scelta di Gattuso di fare leva ed affidamento, principalmente, sui giocatori di maggiori temperamento quali trascinatori del collettivo (Leonardo Bonucci, uno su tutti), appare non propriamente casuale.
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230 milioni spesi da Marco Fassone e Massimiliano Mirabelli, in estate, e nessun vantaggio apportato al Milan. Tutto ciò è palese, evidente: tre mesi fa, Vincenzo Montella giudicò questa sessione di mercato da dieci in pagella, e Gattuso, pur non avendo assegnato alcuna voto, la ritiene altrettanto valida. Si sapeva, poi, che si correva un rischio 'trapiantando' in squadra dieci giocatori nuovi, quasi tutti titolari, nel giro di pochissimo tempo, ma di certo non si poteva presumere un rendimento così basso, irriconoscibile, soprattutto di quegli elementi in cui la società aveva puntato di più. Come André Silva: secondo investimento più caro nella storia del club, che vaga per il campo senza meta né costrutto. L'obiettivo del nuovo tecnico sarà, anche, quello di rivalutare il lavoro fatto in estate dalla dirigenza.
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