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Ancelotti, il figlio: “Privilegiato, è vero, ma voglio meritarmi tutto”

Carlo Ancelotti
Davide Ancelotti, prole del grande Carletto, ha rilasciato un'intervista in cui parla della propria carriera, finora al fianco del padre.

Stefano Bressi

È tornato a casa, a Parma, insieme a suo papà. Perché faceva parte dello staff di suo papà. Sul curriculum, nonostante la giovanissima età, vanta già datori di lavoro come Paris Saint-Germain, Real Madrid e Bayern Monaco. Quest'ultima esperienza è finita un po' peggio di quanto ci si aspettasse, ma anche queste cose formano. Stiamo parlando di Carlo e Davide Ancelotti, padre e figlio. Al Bayern li hanno esonerati, probabilmente per colpa di alcuni giocatori, che hanno considerato troppo leggeri gli allenamenti. Davide, intervistato dalla Gazzetta dello Sport, parla della carriera intrapresa finora, al fianco di suo papà: "Lui delega molto, quindi lavorarci assieme significa avere tante responsabilità. Potersi confrontare con lui è molto positivo, poi per me è il migliore al mondo, anche se sono di parte. Sto imparando molto. Poi fa piacere essere sempre in contatto con lui, abbiamo un ottimo rapporto".

Come è iniziata la carriera: "Dopo anni di studio il primo incarico è stato al PSG. Preparatore atletico alle giovanili. Al Real ero preparatore della prima squadra e al Bayern vice allenatore. Il club però mi ha presentato come preparatore, per questo si è fatta un po' di confusione".

Le differenze tra i tre club: "Paesi diversi con culture diverse. A Parigi abbiamo avuto qualche problema logistico, c'era disorganizzazione, nonostante la società stesse crescendo. Sui campi delle giovanili non c'era acqua per fare la doccia. A Madrid ti senti parte integrante di qualcosa di gigantesco, a Monaco è una famiglia. Non c'è meglio o peggio, è soggettivo".

Sull'importanza dei club: "Sono privilegiato. Ma voglio onorare il cognome che porto. Mi impegno perché so che se negli studi non sono il migliore poi qualcuno può dire che sono raccomandato. Io voglio meritarmi tutto".

Sulle critiche a Monaco: "Ho letto che si dà la colpa al fatto che mio padre ha creato un clan con i familiari, ma la verità non è questa. Ogni tecnico ha lo staff che si porta dietro e si fida, che siano familiari o no. Come anche il bravissimo preparatore Giovanni Mauri, che lavora con noi e suo figlio. Brutto e incomprensibile si parlasse di clan con noi".

Cosa è andato storto a Monaco: "Sono ancora sotto contratto, non posso parlarne ed è ancora presto per farlo. Dal punto di vista professionale avevamo un bel rapporto, con tutti. Si dice che non si è allenatori finchè non si viene esonerati. Mio padre non lo era mai stato a stagione in corso, ora magari è un vero allenatore. Esperienza che ci servirà. Non so cosa accadrà ora, ma credo che papà tornerà a Vancouver. Poi il prossimo anno ricominciamo. L'obiettivo è un giorno diventare allenatore capo".

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