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Il Milan sta vivendo uno dei momenti più delicati della sua storia. Mentre sul campo la squadra, pur fra mille difficoltà, è tornata in corsa per una qualificazione europea, preoccupa i tifosi l’ennesimo rinvio del ”closing” che dovrebbe portare al passaggio azionario da Fininvest alla cordata cinese coordinata dal mediatore Yonghong Li. In questo quadro interlocutorio vanno registrati il comunicato con cui SES “conferma di essere fortemente impegnata a continuare a lavorare con Fininvest per raggiungere il closing il prima possibile e che un dettagliato piano di investimenti è già pronto" e le dichiarazioni, rilasciate oggi in esclusiva a “Il Tempo” da Silvio Berlusconi, con cui il patron rossonero non giudica preoccupante la proroga chiesta dai cinesi e ribadisce la serietà degli acquirenti. I tifosi devono star tranquilli – afferma in sintesi Berlusconi – perché caparre importanti sono già state versate dagli acquirenti e, soprattutto, perché la dilazione è volta a tutelare il Milan, oltre che Fininvest.
Parole che sembrano confermare indiscrezioni, riferite anche dalla Gazzetta, in ordine alla mancanza di “appena” 60 milioni al “funding” e ad una proroga, concordata tra le parti e “garantita” a Fininvest da un’ulteriore caparra di 100 milioni, da versare entro venerdì. Il nodo sembra quindi essere anche legato al “dettagliato piano di investimenti” da presentare al momento del passaggio che dovrà essere tale da rassicurare tutti coloro che hanno a cuore le sorti del Diavolo in ordine ad un ritorno ai massimi livelli.
Ci sembrano opportune al riguardo un paio di considerazioni. La vendita del Milan è la prima vera grande acquisizione di un “top club” europeo operata dai cinesi. Il confronto con la cessione dell’Inter non regge sia per i valori minimi con cui Thohir si è a suo tempo assicurato la maggioranza del Biscione sia soprattutto per l’anomalia con cui il finanziere thailandese ha in pratica “scaricato” sulla stessa Inter l’onere del suo acquisto. Un recente studio, condotto da Kpmg sui principali club calcistici europei, ne stabilisce il valore (in gergo EV o “enterprise value”) in base a ricavi, redditività, potenziale sportivo e commerciale, diritti televisivi e proprietà dello stadio. La principale differenza, rispetto al calcolo dell’EV di altri settori, risiede nel fatto che Kpmg non considera nel valore dell’azienda-calcio l’indebitamento finanziario, considerato una variabile da razionalizzare a monte della cessione (a differenza proprio di quanto avvenuto per l’Inter).
In base a questi criteri per Kpmg le “prime della classe” sono Real e Manchester (con un “EV” di quasi 3 miliardi di euro), mentre il Milan “vale” poco meno di 600 milioni. Le quote del Milan sono in vendita per 520 milioni (valore quindi molto inferiore all’ EV di Kpmg) cui vanno aggiunti rifinanziamento del debito (220 milioni) e “budget triennale” per il rilancio della squadra (350 milioni dont 100 per la prossima campagna acquisti). A ciò vanno aggiunti 12/14 milioni di “gestione mensile ordinaria” per arrivare a quel miliardo complessivo che Fininvest stima come fabbisogno minimo per chi vuol subentrare. Come si può notare valori del tutto congrui a quelli di mercato, soprattutto considerando potenziale e valori che il Milan potrà innescare con il rilancio del suo “brand” mondiale e, soprattutto, con la realizzazione del nuovo stadio (operazione che riteniamo presupposto fondamentale chiunque prenda il timone della società).
E’ questa la vera partita che si sta giocando ed è normale che in questa fase sia un mediatore finanziario e non l’acquirente definitivo a gestire acquisto e rifinanziamento. Moratti è stato di fatto “scippato” del valore aggiunto nerazzurro da Thohir (che ha rivenduto a Suning a valori ben più elevati rispetto ai suoi d’acquisto). Berlusconi, alla luce anche dell’esperienza dei “cugini”, non intende farlo. In queste transazioni la riservatezza è d’obbligo ed è purtroppo normale che in questa fase coloro cui fa comodo che il Milan non si rilanci “peschino nel torbido” di non meglio precisate operazioni elusive, cercando di trarre profitto dalla situazione per mettere intanto le mani sui “gioielli” della squadra o magari deconcentrando i ragazzi di Montella con “rumors” privi di fondamento.
Giancarlo Mele
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