di Enrico Maggioni
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Bonucci condottiero: San Siro già lo adora
Convinto dall'ambizioso progetto di rinascita del Milan, Leonardo Bonucci, dopo i trionfali anni vissuti nella Torino bianconera, non ha esitato ad accettare la corte di Fassone e Mirabelli, sollecitati dall'agente Lucci che, di Bonucci e del suo malessere nello spogliatoio juventino, aveva già parlato con Vincenzo Montella.
Il clamoroso trasferimento, reso possibile grazie alla ferrea volontà del centrale di iniziare un nuovo ciclo, ha scosso il mondo dal calcio ma non il serafico Montella, che da tempo aspettava un uomo di tale esperienza e palmares in grado di prendere per mano la giovane truppa rossonera.
Nemmeno i tifosi rossoneri si sono scomposti di più di tanto: sebbene il curriculum di Bonucci sia fortemente a tinte bianconere, il popolo milanista ha subito apprezzato la voglia con cui il neo numero 19 rossonero ha fortemente preteso di arrivare a Milanello ed il carisma con cui si è messo alla guida del gruppo.
Le quattro partite disputate tra preliminari di Europa League e campionato sono servite a Bonucci per entrare definitivamente nel cuore dei tifosi. Sorpreso dalle telecamere, prima dell'esordio casalingo di campionato di domenica sera con il Cagliari, a canticchiare l'inno rossonero, Bonucci è subito piaciuto ai ragazzi della Sud che gli hanno tributato il primo coro della serata, come avveniva in passato con le star della squadra.
Leonardo, scelto come capitano dalla società in pieno accordo con il mister, adempie con entusiasmo al proprio ruolo: dopo aver rampognato i giovani atleti rossoneri, troppo esuberanti a Milanello e molto lontani dagli standard del professionista, dando un chiaro esempio di serietà ed abnegazione, Bonucci raccoglie a sé la squadra prima di ogni match indicando obiettivi e caricando tutti i compagni.
È chiaro come i 360 minuti da Bonucci sin qui accumulati non siano sufficienti per conoscere tutti i segreti di una formazione nuova per circa nove undicesimi. Come affermato dallo stesso capitano al termine del match di domenica, la strada è ancora lunga: "C'è tanto da migliorare come dimostra la partita con il Cagliari. Dobbiamo continuare a crescere". La coabitazione al centro della difesa con Zapata prima e Musacchio poi, in attesa del rientro di Romagnoli, necessita di affinamento e conoscenza mentre a centrocampo l'assenza prolungata di Biglia non consente la messa in opera di quella spina dorsale tanto sognata da Montella.
Eppure l'entusiasmo e la serietà di Bonucci, che dal ritiro della nazionale ha ribadito la sua felicità per il percorso in rossonero, sono oramai contagiosi: dopo aver ringraziato il pubblico rossonero per il sostegno di domenica e aver sottolineato la capacità di soffrire del gruppo, Leonardo ha comunicato tramite i social la necessità di lavorare duramente, "umili ed affamati", per raggiungere gli obiettivi fissati dalla società.
Uomo di campo e di spogliatoio, Leonardo Bonucci. Ferito dagli insulti dei supporter bianconeri per il passaggio al Milan, convinto di poter ripetere al contrario il percorso vincente che fece Andrea Pirlo scegliendo la Juventus una volta scaricato dai rossoneri, il neo capitano rossonero non solo è chiamato a guidare i movimenti del reparto arretrato (schierato a tre o a cinque a seconda degli uomini a disposizione di Montella) ma deve vegliare sulla crescita del gruppo. Belle in proposito le parole spese da Bonucci sul giovane Cutrone, paragonato per fame e movenze al granata Belotti.
Bonucci rappresenta una garanzia morale e tecnica, uomo-simbolo della rinascita rossonera.
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