Cristian Brocchi, ex giocatore ed allenatore del Milan nelle ultime 6 giornate del campionato 2015-2016 (più finale di Coppa Italia all'Olimpico contro la Juventus), ha rilasciato un'intervista ai microfoni del 'Corriere della Sera' per parlare dell' e della promozione, alla conduzione tecnica della Prima Squadra rossonera, di Gennaro Gattuso. Queste le dichiarazioni di Brocchi:
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Brocchi: “Gattuso ha il fuoco dentro. Le nostre storie sono diverse”
Sul fatto se ha sentito l'amico Gattuso: «Gli ho solo mandato un messaggio. So come sono certe giornate, ci sono passato. Quando diventi allenatore del Milan resuscitano persone che non senti da anni. Tanto con Rino ci siamo visti la scorsa settimana. Siamo amici, sette anni insieme non si dimenticano».
Sul fatto che anche lui prese il Milan in corsa: «Sono situazioni differenti. Lui mediaticamente ha più forza di me, è amato dalla gente e può contare sull’aiuto dei dirigenti. Io, invece, sono arrivato nel mezzo del tormentone societario e mi hanno subito massacrato».
Sul prendere una squadra in corsa da allenatori 'giovani': «Anche in questo caso le differenze tra noi sono notevoli. Gattuso ha più tempo del sottoscritto per trasmettere le sue idee e dare un’impronta alla squadra. Il mio Milan, alla fine, si è appena intravisto solo nella finale di Coppa Italia, che abbiamo perso immeritatamente. Se quella partita fosse finita in un altro modo, magari la storia avrebbe preso una piega diversa».
Su Silvio Berlusconi che voleva trattenerlo al Milan: «È vero, ma non me la sono sentita di andare avanti e al presidente gliel’ho detto. Quando sei giovane devi essere sostenuto dalla dirigenza, invece ho pagato il malessere che c’era intorno alla società. L’avventura di Gattuso nasce su altre basi».
Su com'è Gennaro Gattuso: «È come lo vedete, con il fuoco dentro. Per me è stato un compagno leale, oltre che un amico e un grande giocatore. Siamo legati e tiferò per lui».
Sul mestiere dell’allenatore: «Sei sempre nel mirino e devi pensare al bene comune. Servono equilibrio, freddezza e bisogna saper capire gli stati d’animo del gruppo».
Su Carlo Ancelotti: «Da Carlo ho imparato molto a livello gestionale. Ma il mio maestro, non mi stancherò di ripeterlo, è stato Cesare Prandelli, che mi ha insegnato tanto a livello tecnico-tattico e psicologico».
Sulle difficoltà del Milan quest'anno: «Che non sarebbe stata una passeggiata potevo immaginarlo. Ma non che sarebbe andata così. La verità è che cambiare tanto è sempre un rischio. Il Napoli, la Juve e la stessa Inter sono più strutturate. Peccato per Montella, ma fare l’allenatore in Italia è più difficile che in altri Paesi».
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