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Il Milan sta per essere ceduto da Fininvest alla Rossoneri Sport Investment Luxembourg di Yonghong Li ma, secondo 'Business Insider Italia', l'uscita di scena definitiva di Silvio Berlusconi ed Adriano Galliani non sarebbe così scontata. Questo perché Yonghong Li, per concludere l'operazione, ha dovuto coinvolgere (grazie all'interessamento di Marco Fassone), il fondo statunitense di investimenti Elliott Management Corporation, il quale ha messo sul piatto gli oltre 300 milioni di euro necessari per il closing e la gestione iniziale del club rossonero.
Yonghong Li ha dovuto accettare condizioni restrittive per non vedere sfumare la trattativa. Il costo medio del prestito è dell’11% e la restituzione del capitale con gli interessi dovrà avvenire entro 18 mesi. Ad ottobre 2018, quindi, Yonghong Li dovrà versare nelle casse di Elliott 350 milioni di euro in un’unica soluzione, altrimenti il Milan passerà di nuovo di mano. Nel frattempo, il fondo di Paul Singer vigilerà sulle mosse dell'imprenditore cinese: sarà relazionato ogni due mesi sull'andamento dei conti e sul piano industriale, ha chiesto di non depauperare il patrimonio societario ma, se possibile, di aumentarlo, ed avrà un proprio osservatore sul nuovo CdA del Milan.
Nella peggiore delle ipotesi, ha proseguito 'Business Insider Italia', qualora Yonghong Li non ottemperasse a quanto promesso, a ottobre dell’anno prossimo Elliott rimetterà in vendita il Milan a 350-400 milioni di euro. Anche per questo verrà posta grande attenzione alla riduzione dell’esposizione finanziaria del gruppo: gli americani non hanno alcuna intenzione di trovarsi un asset zavorrato dai debiti che diventerebbe difficile da vendere. Anche perché i futuri acquirenti del Milan potrebbero essere attuali clienti di Elliott.
Uno scenario, si legge ancora, nel quale potrebbero rientrare in gioco persino Silvio Berlusconi ed Adriano Galliani. Il Presidente uscente, intanto, sebbene esca di scena manterrà, effettivamente, un piede in società grazie all'ingresso, nel nuovo Consiglio d'Amministrazione rossonero, del manager vicentino Paolo Scaroni, da sempre vicino a Berlusconi (quando era al Governo lo promosse dall'Enel all'Eni), e molto conosciuto anche da Elliott, poiché provò, nel 2015, a comprare la filiare inglese del fondo con l'amico Alvise Alverà che, con la sua Isc ha un accordo con Elliott “per individuare opportunità di investimento con focus particolare sul mercato italiano”. Dopo l’Opa sul fondo immobiliare Polis, il Milan dunque ha tutte le caratteristiche del nuovo investimento italiano.
Yonghong Li, quindi, avrà le mani legate: al suo fianco è rimasta solo Haixia Capital, piccolo fondo della provincia di Fujian che non è riuscita a raccogliere i soldi necessari per sostenere l’operazione di acquisizione del Milan. La via d'uscita, ha suggerito infine 'Business Insider Italia', è la quotazione del club in borsa. Ma in Cina è impossibile: Hong Kong potrebbe essere fattibile, ma il Milan dovrebbe avere tre bilanci consecutivi in utile – sotto lo stesso management – per poter far domanda di ammissione. Il periodo potrebbe ridursi a un anno, a patto che la capitalizzazione del Milan superi i 500 milioni di euro. Impresa non facile. Anche per questo le possibilità di un ribaltone che riporti in sella Galliani nei prossimi 18 mesi non sono così remote.
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