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Closing Milan: perché i cinesi non vogliono la clausola di gradimento

Renato Boschetti

Dopo le indiscrezioni circolate in giornata circa l'eliminazione della clausola di gradimento, voluta dai cinesi di SES, Pasquale Campopiano fa chiarezza

Dopo le indiscrezioni circolate in giornata circa l'eliminazione della clausola di gradimento, voluta dai cinesi di SES, Pasquale Campopiano fa chiarezza su cosa sia questa clausola e sulle motivazioni che spingono i cinesi, futuri acquirenti del Milan, a chiederne l'eliminazione. Il noto giornalista, che dalle prime battute si è occupato dell'affare Milan-Cina, prima con Galatioto, ora con SES e Han Li, ha voluto innanzitutto spiegare che ciò non significa alcun ripensamento o alcun cambiamento delle carte in tavola dell'ultimo minuto, anzi: il closing non è in pericolo, avverrà entro i 3 marzo come preventivato e, proprio per questo, i cinesi avrebbe chiesto una modifica minima all'attuale statuto, all'"articolo 6 dello statuto sociale in materia di clausola di gradimento". Questo articolo, attualmente presente nello statuto sociale dell'Ac Milan, recita che "qualsiasi cambiamento di controllo di proprietà che comporta l’ingrasso di nuovi soci deve essere approvato con una clausola di gradimento dal cda in carica". I cinesi, con questa modifica, chiedono in pratica di togliere ai membri del CDA la possibilità di esercitare una sorta di veto alle decisioni riguardanti il passaggio di proprietà: secondo Campopiano, si tratta solo di una piccola formalità, visto che a prescindere non ci sarebbe stato questo rischio, visto che in tal caso l'inadempienza sarebbe stata di Fininvest, che avrebbe quindi il dovere di risarcire la caparra già versata maggiorata dalla penale del 100% del versato, per un totale di 400 milioni di euro. Una follia solo a pensarci.

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