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Crespo: “Milan? Manca chiarezza. Su Kalinic e Bonucci…”

Salvatore Cantone

Hernan Crespo, ex attaccante di Milan e Inter, si è soffermato sul periodo di estrema difficoltà che sta attraversando la squadra rossonera
00:29 min

Hernan Crespo, ex attaccante di Lazio, Inter e Milan, con cui ha totalizzato 28 presenze e siglato 11 gol, ha rilasciato un'intervista al portale ITASportPress.it, soffermandosi soprattutto sui problemi che la squadra rossonera sta affrontano. Le sue parole: "Milan? "Non è una questione di allenatore o di modulo. Tutto parte dall’alto, è una questione piramidale. Dal numero di maglia di Kessié alla fascia di capitano data a Bonucci, passando per il caso Donnarumma e la scelta di Montella di allontanare il preparatore atletico: non ricordo un precedente con tutte queste situazioni per una squadra, sono cose che devono fare riflettere. I conti non tornano. I troppi cambiamenti, poi, portano ad una situazione in cui c’è poca chiarezza. A fine dicembre, ad esempio, non sappiamo quali sono gli obiettivi. L’unica cosa certa è che ci vuole tempo e pazienza".

Dopo pochi mesi con i cinesi le cose continuano ad andare male: forse sarebbe stato meglio continuare con Berlusconi al timone?

“Il suo addio è figlio dei conti economici. Era un momento storico particolare, c’era anche il dualismo tra Galliani e Barbara Berlusconi. Di sicuro posso dire che il Milan è stato padrone in Italia e nel mondo perché aveva una società chiara e limpida. Oggi è un altro mondo rispetto al mio Milan, quella squadra ha lottato per vincere in Italia e in Europa. Per alzare i trofei serve la società, manca l’abitudine di un tempo”.

Anche Bonucci nel mirino della critica…

“Parliamo di un giocatore molto bravo, questo non si discute visto che alla Juventus ha vinto tanto, ma ha dimostrato che rende di più in un altro contesto. Quando giocava nei bianconeri la forza derivava dal reparto difensivo, giocava insieme a degli animali come Buffon, Barzagli e Chiellini che rimediavano ai suoi errori. Adesso, invece, i suoi compagni sono un giovane come Romagnoli e Musacchio che viene da un altro calcio come quello spagnolo”.

Il suo ex compagno Gattuso ora guida il Milan dalla panchina…

“Persona straordinaria, spero tanto per lui che le cose vadano bene: gli auguro il meglio, abbiamo fatto il corso di Coverciano insieme. Voleva tranquillità in Primavera e si è trovato in mezzo a tutto questo

Tiene ancora banco il caso Donnarumma…

“Non so chi ha ragione o torto. La base è questa: il calciatore è una professionista, ci sono momenti in cui comincia la stagione, ovvero in estate, dove o ti alzi e te ne vai oppure resti e se ne riparla l’anno prossimo. Ci sono momenti e momenti, durante la stagione bisogna pensare solo a giocare. Tutte queste voci ci stanno, ma non c’è bisogno che escano fuori. Il termine di paragone è il seguente: non mi interessa quanto guadagna De Niro, io voglio vedere il film. Allo stesso modo non mi interessa quanto guadagna Donnarumma, basta che difenda i miei colori. Non so a cosa serve tutto questo casino qua, nessuna delle parti in causa fa una bella figura”.

Da ex attaccante, come spiega l’involuzione di Kalinic?

“Mi piaceva tantissimo quando era alla Fiorentina, ora non so che cavolo sta succedendo. Potenzialmente è uno che può fare 20 gol a stagione tranquillamente”.

Spesso si è parlato di un grande ex del Milan come figura che faccia da tramite tra la squadra e la società: se fosse proprio Crespo?

“Dipende dal progetto. Prima avrei bisogno di capire, ma il Milan si ascolta sempre. Devo capire gli obiettivi. Finora non sono mai stato contattato e devo dire che non mi aspettavo una chiamata: le cose arrivano perché devono arrivare. Grazie a Dio so chi sono e cosa posso fare nel calcio. In questo sport i quattro piedi del tavolo sono calciatore, allenatore, giornalista e dirigente: io ho ricoperto tutti questi ruoli. Sono una grande risorsa per una società di calcio sotto tutti gli aspetti. Oggi sono al Parma, lavoro per creare una struttura forte in modo tale che non si verifichi più quanto accaduto in passato, poi se chiama il Milan prendo l’autostrada, raggiungo Milano, e ascolto cosa hanno da dirmi”.

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