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Dalla Samp alla Roma: stesso modulo e risultato, ben altro Milan

Vincenzo Montella Samp-Milan
Nonostante la sconfitta, il Milan è apparso in netto miglioramento contro i giallorossi. Il modulo, con i nuovi interpreti, sembra poter funzionare.

Stefano Bressi

È stata una settimana dura, quella che è passata, per il Milan. La sconfitta di Marassi ha lasciato diverse scorie per come è arrivata. Non si doveva perdere, figurarsi perdere in quel modo. La squadra scesa in campo contro la Sampdoria è parsa molle, demotivata e soprattutto mal schierata. È anche per questo che la panchina di Vincenzo Montella ha iniziato a scricchiolare. Contro i blucerchiati si è visto un Milan incapace di creare un qualsivoglia tipo di pericolo, con tanti giocatori adattati in campo e soprattutto un modulo troppo difensivo.

Il 3-5-2 visto a Genova ha messo in evidenza tutti i limiti di questa squadra. Gli interpreti selezionati da Montella hanno dimostrato di non poter ancora essere protagonisti con il nuovo assetto tattico. Il primo che viene in mente è sicuramente Suso, grande equivoco tattico di questo Milan. Lo spagnolo fatica enormemente come seconda punta e, dunque, finché la situazione non cambierà avrà poco senso schierarlo. Oltre a Suso fuori ruolo, la formazione di una settimana fa vedeva anche due esterni molto difensivi. In parole povere, il Milan è sceso in campo contro la Sampdoria con un 5-3-1-1, roba che neanche una squadra di Serie B al Camp Nou.

Questo schieramento decisamente difensivo è stato la principale causa della pochezza offensiva rossonera, unito al fatto che, comunque, i giocatori non si trovavano, considerando che anche Giacomo Bonaventura tendeva ad avanzare, affollando la trequarti e lasciando solo l'attaccante. Ben altro discorso va intrapreso per giudicare, invece, il 3-5-2 messo in mostra con la Roma. Che ci siano dei meccanismi da oliare, che si debba ancora lavorare tanto, è evidente. Ma la base è buona e con questa sì che Montella può continuare con il 3-5-2, come dimostrano i comunque positivi 70' di ieri, in cui il Milan ha attaccato e creato, senza trovare il gol. Contro avversari di livello inferiore, però, sarà sicuramente più facile.

Ieri a San Siro il Milan è sceso in campo, finalmente, con due punte vere. André Silva e Nikola Kalinic non hanno brillato in area di rigore, anche per l'attenzione difensiva della Roma, per 70' schiacciata nella propria trequarti, ma hanno lavorato benissimo per la squadra. Il pressing costante sui due centrali giallorossi ha messo più volte in difficoltà la Roma in uscita e la sintonia tra i due è sembrata esserci e può andare a migliorare con il tempo. Insomma, non si sono pestati i piedi. Quando il portoghese e il croato riempivano l'area c'era sempre la sensazione potesse succedere qualcosa. Tutt'altra situazione rispetto a ciò che si è visto con il solo Kalinic in mezzo agli avversari. Emblematica è l'occasione avuta dal numero 9 quando, su cross di Ricardo Rodríguez è arrivato in spaccata e ha sfiorato la rete. Con più fortuna la palla sarebbe anche potuta entrare, ma se ci fosse stato solo un attaccante, sarebbe stato scavalcato e sarebbe finita sul fondo senza creare patemi. Non ha aiutato i due neanche la giornata no di Hakan Calhanoglu, che raramente è riuscito a servirli. In altre situazioni sarebbe andata diversamente.

Altra chiave tattica importante è sugli esterni. A differenza di quanto visto con la Samp, ieri sulla fascia destra ha giocato Fabio Borini, assolutamente migliore dei rossoneri e forse dell'intera partita. L'ex Sunderland si è fatto trovare sempre attento in fase di copertura, annientando Stephan El Shaarawy, ma soprattutto è stato sempre il primo a spingere. Una partita di su e giù, preziosissima e che sicuramente ha portato ad azioni più pericolose. Il numero 11, sorprendentemente, si è dimostrato essere il più simile ad Andrea Conti per caratteristiche, o quanto meno per interpretazione del ruolo.

Anche la scelta di Calhanoglu, seppur il turco non fosse nella sua giornata migliore, è importante e ci si può continuare a lavorare. Il numero 10 è probabilmente il giocatore più qualitativo, con la maggiore capacità di mandare in porta i compagni e posizionato quasi come trequartista può dare il meglio di sé. Al suo posto può esserci Bonaventura, che giocherà sicuramente il Derby. Ciò che conta è continuare con le due punte, così che non ci siano troppi giocatori in trequarti (vista anche la tendenza ad avanzare di Franck Kessie) e pochi davanti.

Resta l'equivoco Suso, che rischia di rimanere davvero penalizzato dal nuovo modulo. Le possibilità sono due: che si riesca ad adattare bene come seconda punta, comportandosi come si è comportato André Silva ieri e quindi scambiandosi spesso di posizione con Kalinic, giocando indifferentemente a sinistra o a destra; oppure che diventi lui il Borini, l'esterno offensivo, ma per farlo ci sarà bisogno che si metta a disposizione come fatto da Fabio anche in fase difensiva, dimostrandosi puntuale nelle chiusure e negli anticipi. Ci si può lavorare, ci si deve lavorare, ma la strada è quella giusta: due punte, un centrocampista avanzato e un esterno di spinta. Con qualche automatismo si può far bene e adesso ci sono due settimane, anche se i Nazionali non ci saranno. Bonaventura, Borini e Suso, però, sì...

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