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Clausola rescissoria. Ecco le due paroline magiche che stanno accompagnando le estati di calciomercato in Serie A. Ormai è diventata una moda: dirigenti, calciatori e allenatori (Montella alla Fiorentina ne aveva una da 5 milioni, Sarri oggi da 8, Di Francesco da 3). In molti ne hanno una. Per evitari scippi al ribasso e tenere alta l'asticella.
Lo ha fatto il Napoli con Higuain, la Roma con Pjanic, l'Inter con Icardi e il Torino con Belotti. Spesso sono valide solo per l'estero e spesso i patron se ne pentono. De Laurentiis lo sa bene, ma anche Cairo che - oggi - alzerebbe ulteriormente la clausola di 100 milioni.
Non è escluso, scrive oggi il Corriere della Sera, che anche Fassone e Mirabelli possano ricorrere a questo stratagemma per convincere Donnarumma (o meglio, Raiola) a firmare. Il contratto del portiere rossonero scade nel 2018 e questo sarebbe il compromesso: tu accetti la mia proposta, Gigio dimostra di avere riconoscenza nei confronti del club che lo ha lanciato in A (magari prendendo spunto da Buffon che, pur campione del mondo nel 2006, non abbandonò la Juventus retrocessa) e io ti offro una via di fuga futura.
Per molti presidenti è una forma di tutela del patrimonio. Per i tifosi rappresenta una mancanza di progettualità: contemplare una clausola significa che tutti sono utili ma nessuno è indispensabile. Tutti hanno un prezzo e nessuno è incedibile. Sarà così anche per il Milan?
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