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Fassone: “Champions League non obbligatoria”. Ma il Milan freme

Daniele Triolo

Tra la ricerca di soci di minoranza ed il fair play finanziario, il Milan non può lasciarsi sfuggire la possibilità di andare in Champions League
00:31 min

Secondo l'edizione odierna del 'Corriere dello Sport – Stadio' uno dei maggiori incubi del Milan è quello di aver speso 230 milioni di euro nell'ultima sessione di calciomercato per poi ritrovarsi al termine della stagione senza aver conquistato l'obiettivo minimo stagionale, ovvero la qualificazione alla Champions League 2018-2019.

Poco prima della partita di San Siro contro la Roma (poi persa per 2-0) l'amministratore delegato del club rossonero, Marco Fassone, aveva cercato di tranquillizzare tifosi ed addetti ai lavori, spiegando come, nei piani presentati alla UEFA per il voluntary agreement, fosse prevista per squadre di calcio del Vecchio Continente. “Non è obbligatoria”, la chiosa di Fassone: senza dubbio, però, il progetto del Milan, senza Champions League, subirebbe un brusco ridimensionamento.

Tornare in Champions, infatti, consentirebbe al Milan di incassare 40-50 milioni di euro: mancare l'obiettivo vorrebbe dire la necessità di reperire tale denaro, che comunque va recuperato, mediante la cessione di un big della rosa a disposizione di Vincenzo Montella. Indiziato principale, naturalmente, , per cui il suo agente, Mino Raiola, ha fatto inserire una clausola di rescissione di 70 milioni nel contratto rinnovato lo scorso mese di luglio. Senza contare che, ha proseguito il 'CorSport', i margini per manovrare sul mercato sarebbero ridotti.

Il Milan 2018-2019, così, sarebbe meno competitivo, anche perché, essendo tornato sulla ribalta europea in questa stagione, disputando l'Europa League, passerà inesorabilmente attraverso la scure del fair play finanziario UEFA, e, sebbene Fassone sia fiducioso che il suo piano venga accettato, si corre sempre il rischio del 'settlement agreement' (per i profani, il disavanzo tra ricavi e spese non dovrà essere superiore a 30 milioni di euro, come accade negli ultimi anni ad Inter e Roma, magari costrette a vendere prima del 30 giugno, per sistemare il bilancio del club, n.d.r.). Logicamente, con un Milan in Champions League, sarebbe tutto più facile.

Intanto, Yonghong Li, proprietario e Presidente del Milan, : la sua idea sarebbe quella di cedere il 25% delle quote del club di Via Aldo Rossi a nuovi investitori (non soltanto cinesi, ma anche europei, ed italiani) per 200 milioni di euro, di modo da poter poi rimborsare il prestito al fondo statunitense Elliott prima dell'ottobre 2018, data prefissata per la scadenza.

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