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L'amministratore delegato del Milan, Marco Fassone, ha rilasciato un'intervista al quotidiano La Stampa, concentrandosi sul momento estremamente delicato in casa rossonera. Le sue parole: "Nessuno aveva pensato che con una squadra così rinnovata non ci sarebbero stati problemi, ma di sicuro siamo indietro rispetto ai programmi".
Di quanto?
"Di 5-6 punti. L’obiettivo era tenere a corta gittata il quarto posto per tutto il girone di andata, assestarci e dare la scalata alla zona Champions nel ritorno. Chiaro che i margini di recupero ci sono, ma non possiamo più permetterci di sbagliare".
«Montella è a tempo», Mirabelli dixit. Significa che è a rischio?
"Siamo tutti a tempo. Compreso il sottoscritto".
Un’altra sconfitta metterebbe a rischio la sua panchina?
"Inutile ragionare sui se e sui ma, qui dobbiamo lavorare tutti nella stessa direzione per trovare una via di uscita. Manca la scintilla, il gol che fa invertire la rotta. Ma sono convinto che ce la faremo".
Prima lei dopo il ko con la Sampdoria, giovedì sera Mirabelli. Non ci siete andati morbidi con le reazioni e avete aumentato molto la pressione. Sicuri sia la via giusta?
"Non è questione di pressione. Il Milan è stato costruito per ottenere certi risultati: non stanno arrivando e abbiamo il dovere di essere trasparenti con i nostri tifosi".
Montella-Mirabelli: rapporto da ricucire?
"Non si è strappato niente. Stiamo tutti dalla stessa parte"
A Bonucci avete dato la fascia di capitano, la maglia diciannove e un ruolo di leader a prescindere. Giovedì sera è stato fischiato, pentiti?
"Ci sono persone contente quando togli loro delle responsabilità e altre che invece sono nate per averne. Bonucci appartiene alla seconda categoria. È vero, non sta rendendo per quello che è il suo valore. Ma anche lui sta pagando la situazione generale"
Far quadrare i conti e lustrare il blasone: il Milan ha l’obbligo di andare in Champions?
"Piano con la parola obbligo. La Champions è fondamentale per il nostro progetto: mancarla, però, non blocca i piani. Ritarderemo di un anno e troveremo il sistema di equilibrare la mancata entrata degli introiti Champions con la cessione di uno-due top player"
In campo c’è poco da sorridere, fuori c’è questo macigno di 303 milioni (120 il Milan, 180 Yonghong Li), il debito da estinguere entro ottobre 2018. Camminate sul cornicione, ce la farete?
"Il progetto, parlo per quello che riguarda il Milan, è di farlo in anticipo, già in primavera".
State lavorando per il rifinanziamento del debito? E con chi?
"Abbiamo sul tavolo svariate opzioni che stiamo valutando con attenzione. Diciamo che il fascicolo Milan è su molte scrivanie, per avere un percorso di rientro meno sfidante dell’attuale".
Con Yonghong Li i tifosi rossoneri possono stare tranquilli o rischiano qualche sgradevole sorpresa?
"Questo scetticismo è anche un po’ fastidioso, se fossimo in Inghilterra in pochi ci farebbero caso. Io dico solo che la proprietà quest’anno ha fatto un aumento di capitale di 49 milioni e non sono soldi prestati all’Ac Milan. E presto ne farà un altro. L’obiettivo è triennale, far crescere i ricavi e poi mettere sul mercato azionario, alla Borsa di Hong Kong, una fetta della società".
Come aumenterete il fatturato?
"Normalmente ci sono tre gambe che sostengono un club. I diritti tv, i ricavi dallo stadio e dal merchandising. Noi ne abbiamo una quarta, il lavoro sul territorio cinese".
Come l’Inter di Suning?
"No. Loro hanno un approccio commerciale diverso: sfruttare il proprio marchio e abbinarci quello dell’Inter. Il nostro lavoro partirà dal basso, un lavoro con gli istituti scolastici governativi compatibile con il modello didattico cinese".
E voi come ci guadagnate?
"Con merchandising e licensing. La scelta delle scuole è appena partita, se ne sta occupando una newco con sede a Pechino, la AC Milan Beijing Sport development".
Fairplay finanziario: l’Uefa vi ha rimandato al primo test, come li convincerete a fine novembre?
"A luglio i nostri progetti erano frecce tracciate sui fogli di carta. Ora è tutto più definito. Siamo fiduciosi".
Che cosa è rimasto di Berlusconi nella società?
"È stato il Milan per 30 anni. Impossibile ignorarlo. E nessuno qui vuole farlo anche se il modo di gestire una società è decisamente cambiato. Ogni tanto mi chiama e mi dice quello che sapete anche voi: le sue critiche sono sempre importanti, anche se non sempre condivisibili".
In Lega avete approvato il nuovo statuto: il calcio italiano riuscirà finalmente a darsi un’immagine moderna?
"La strada è questa. Ci siamo fatti del male da soli per troppo tempo, legati come eravamo al mecenatismo. Per dire: lo stesso statuto dieci anni fa non sarebbe mai stato approvato. Mentalità troppo diverse. Ora c’è un patto tra le società, le grandi vogliono andare veloci ma trascinare anche i vagoni più piccoli".
Avete triplicato il valore dei diritti tv all’estero: perché De Laurentiis si è ugualmente infuriato?
"Vuole sempre di più, ma sapeva perfettamente che quelle erano le cifre. Tra l’altro ottime seppur ancora lontane da altre leghe".
A proposito di diritti tv: a chi andrà la prossima asta per quelli domestici?
"Una cosa per volta. Abbiamo sistemato l’estero, approvato lo statuto in Lega e ora, che la situazione di uno dei due player - Mediaset - è più chiara, se ne può riparlare".
Vi aspettate offerte straniere?
"Possibile. Certo sarà l’ultima asta con i concorrenti tradizionali. Poi, come negli altri Paesi, entreranno in gioco le compagnie di telecomunicazioni".
Restiamo all’oggi: in testa al campionato c’è chi lo merita?
"Sì. Vanno a una velocità folle. Stiamo facendo una maratona e loro hanno cominciato correndo a 2 minuti e mezzo al chilometro. Avranno tutta questa benzina per arrivare fino in fondo?".
Domani pomeriggio c’è Milan-Genoa: come si immagina la sua serata?
"Spero tranquilla".
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