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Gattuso: “Il Milan è storia: l’ho sempre tifato. Spero un giorno di allenarlo”

Gennaro Gattuso, foto acmilan.com
Ecco come parlava, due anni fa, l'attuale tecnico della Primavera, Gennaro Ivan Gattuso, ai microfoni di 'AngryMen TV': tutto il suo amore per il Milan

Daniele Triolo

Oggi vi riproponiamo questa lunga ed interessante intervista rilasciata, ormai due anni fa, da Gennaro Ivan Gattuso, classe 1978, , ad 'AngryMen TV'. Moltissimi i temi toccati da Gattuso, di cui ricordiamo qui di seguito le dichiarazioni di amore totale per i colori rossoneri:

Sul suo passato da calciatore: "Ero malato, la mia testa non era collegata, ho pensato per 18/19 anni al calcio. Ho fatto più di quello che dovevo fare e non ho lasciato nulla al caso. Era impossibile stare con me in camera, stavo da solo. Prima delle partite importanti mi alzavo alle quattro, guardavo un'ora di televisione, mi riaddormentavo alle cinque. Non era corretto per le persone che stavano con me. Sentivo molto le partite, facevo fatica a dormire".

Sul ruolo all'interno dello spogliatoio del Milan: "Ero quello che non mollava mai, doveva tenere alto il morale. In questo mi trovavo bene, mi piaceva caricare i miei compagni prima delle partite".

Sul suo Milan: "Il Milan non è dei giocatori, ha una storia, le squadre sono dei tifosi. Bisogna rispettare la società, la storia, non bisogna pensare che chi indossa quella maglia può fare quello che vuole. La differenza tra di noi e i ragazzi di oggi è grandissima. C'era bisogno di rispetto, di darsi da fare, non era facile, ma quando crescevi ti rimaneva qualcosa e lo mettevi a disposizione degli altri. Negli ultimi anni ho notato che tantissimi giovani vivono nel loro mondo, gli manca rispetto in ciò che li circonda".

Sulla mancanza di un nuovo Gennaro Gattuso al giorno d'oggi: "Il problema oggi non è trovare un nuovo Gattuso. Non ero da solo nello spogliatoio, facevo parte di un gruppo vincente. C'era dietro un lavoro importante. Oggi il problema è che far rispettare le regole è difficile. Quando giocavo io nello spogliatoio la musica era italiana, quando sono andato via c'era solo musica hip-hop, questa cosa mi turbava, non per essere razzisti, ma in quel contesto si usava così. Anche a Glasgow si ascoltava solo musica scozzese. Ci sono state delle discussioni e la decisione di lasciare il Milan è stata là, perché stava succedendo qualcosa di strano".

La sensazione prima delle partite di Champions League: "Quando giocavamo la Champions League, l'atmosfera era incredibile, non c'era tensione. La stessa atmosfera l'ho respirata ai Rangers. Respiravi storia, un calcio d'altri tempi".

Sull'aneddoto della lumaca: "Il giorno prima di Milan-Manchester United c'era molta tensione. C'era una lumaca per terra e dicevano che non avessi il coraggio di mangiarla. 500 euro a testa e diamo i soldi ai quattro preparatori atletici, ho preso la lumaca l'ho mangiata e ho dato 1500 euro ai preparatori atletici".

Sulla forchettata a Massimo Oddo: "Massimo Oddo mi rompeva le scatole, ho preso la forchetta e gliel'ho tirata sulla coscia".

Su Zlatan Ibrahimovic: "Ibra è un vincente, è uno che pensa che tutti i giocatori devono giocare al suo livello. Non è possibile, non bisogna dare pressione. Lui in campo dava tanta pressione, se uno non era preparato lo distruggeva".

Su Ricardo Kakà: "Sembrava uno studente, all'inizio dicevano che era lento, nei primi allenamenti andavo a contrastarlo, mi sono girato e ho detto a Braida ed Ancelotti che era tutt'altro che lento".

Su Paolo Maldini: "Maldini per me è stato il miglior giocatore, il miglior compagno. Un campione di vita e un campione di calcio".

Su Carlo Ancelotti: "Lui si fidava di me e io mi fidavo di lui, era mio amico, il mio papà. Quando stavamo perdendo pensavo di dover ribaltare il risultato per lui. Abbiamo vissuto otto anni indimenticabili".

Sulla panchina del Milan, in futuro ...: "E' normale che un giorno vorrò allenare la squadra per cui ho sempre tifato, ora ho fatto una scelta diversa, di partire dal basso. Spero che in futuro mi venga data questa possibilità, il percorso è ancora lungo ma spero che un giorno riuscirò ad allenare il Milan".

Sulle sue umili origini: "Vengo da un paese di pescatori, tutti i miei amici e le persone che frequento sono pescatori. Se non fossi stato calciatore la mia strada sarebbe stata quella".

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