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Hamsik suona la carica per il Napoli, ma non si fida del Milan

Marek Hamsik Napoli
Hamsik ha segnato ai rossoneri il suo primo gol in Italia e un altro favoloso nel 2008, ma non si fida del Diavolo, che pensa possa rientrare in corsa.

Stefano Bressi

Era l'11 maggio 2008 e in quel giorno Marek Hamsik è entrato ufficialmente nel cuore di tutti i tifosi napoletani, a discapito di quelli del Milan. Con una grande galoppata e un grande gol, ha spedito il Diavolo all'inferno, ovvero fuori da un posto in Champions League. Quel gol, Hamsik non lo dimenticherà mai: è stato uno dei più belli della propria carriera e ha dato inizio al cammino europeo del Napoli, che si è qualificato per l'Intertoto.

Un altro ricordo legato al Milan è particolarmente piacevole per Hamsik: era 11 gennaio 2006 e lui era ancora nel Brescia. In Coppa Italia contro il Milan ha segnato la sua prima rete italiana. Eppure nonostante i precedenti benevoli, Hamsik sa bene che del Diavolo non bisogna mai fidarsi. Ecco perchè predica calma nel dare per morti i rossoneri, che con un filotto di vittorie potrebbero tornare in corsa. Soprattutto, sottolinea come possano metterli più in difficoltà di quanto non dica la classifica. Allo stesso tempo, però, sa anche che se il Napoli gioca come sa, diventa difficile per chiunque.

La parola che non andrebbe detta, ma che Hamsik ripete senza troppi problemi è Scudetto. Perchè se il Milan gioca per tentare di tornare in corsa Champions League, il Napoli vuole finalmente mettere le mani sul titolo. Hamsik sa che nonostante il primato è ancora tutto da scrivere, ma sa anche che nulla è impossiible. Si parte da domani, contro il Milan che lo voleva acquistare nel 2011. Era lui il famoso Mister X di Adriano Galliani.

Sforzi inutili, Hamsik è rimasto al Napoli per diventare una bandiera e un simbolo, scrive La Gazzetta dello Sport. Così come lo è della sua Nazionale, che nel 2010 ha eliminato l'Italia dai Mondiali. A proposito di Italia e di Mondiali, sulla recente eliminazione, Hamsik dice semplicemente che anche secondo lui, il sistema calcistico italiano è ancora un po' troppo indietro.

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