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Il Milan e il 3-5-2, perchè confermarlo e perchè no

Montella e Fassone, foto Getty Images
Ieri si è visto per la prima volta un Milan con il 3-5-2. Ha funzionato in parte: tanta solidità e ordine, ma poca fantasia davanti e fatica nei contropiede

Stefano Bressi

Periodo di grandi cambiamenti per il Milan. Dopo 31 anni è finita l'era di Silvio Berlusconi presidente e, con essa, è finito anche il "divieto" di schierare la difesa a 3. Vincenzo Montella ha colto subito l'occasione e ieri sera ha mandato in campo una squadra organizzata con un 3-5-2 davvero inedito per la storia del Milan. Il risultato finale dice 1-1, né vittoria né sconfitta, che è anche il succo della valutazione del modulo: è meglio rivederlo in altre condizioni prima di giudicarlo.

Fare una valutazione sul 3-5-2 rossonero non è semplice, per diversi motivi. Di certo alcune cose buone si sono viste. La squadra, per novanta minuti, è parsa decisamente solida, difficilmente perforabile. L'Atalanta, infatti, ha bucato la difesa giusto 2/3 volte, con Gianluigi Donnarumma che ha effettuato solo due interventi. Decisivi, ma solo due. Il primo nasce da un contropiede orobico, mentre il secondo è un tiro dalla distanza di Franck Kessiè. Ovviamente c'è anche il gol dei nerazzurri.

Ed ecco che sorgono i problemi. La fascia destra milanista è parsa in netta difficoltà con le scorribande degli uomini di Gian Piero Gasperini. Strano, considerando che il 3-5-2 è uno schema che dovrebbe garantire copertura sugli esterni e superiorità numerica. Il motivo è riscontrabile nell'adattamento di Juraj Kucka in un ruolo non suo, che lo ha portato spesso a trovarsi in ritardo su Leonardo Spinazzola, anche perché non è stato aiutato da Gustavo Gomez. Anche il paraguaiano, infatti, non sarebbe stato di certo l'interprete migliore per fermare Alejandro, suo omonimo.

Per quanto riguarda, invece, la manovra offensiva le note positive sono ancor più difficili da trovare. Raramente il Milan ha avuto in mano il controllo della partita, a eccezione dei momenti in cui ha schiacciato l'Atalanta nella propria area nel finale, ma soprattutto quasi mai si è reso pericoloso con giocate importanti. Il gol, infatti, nasce quasi per caso dopo una serie di rimpalli e altre occasioni clamorose sono riscontrabili nel solo tiro di Mario Pasalic a inizio ripresa e in un paio di conclusioni di Gianluca Lapadula (senza troppe speranze). Ovviamente esclusi i tiri sorti da calcio piazzato. Anche i contropiede, un'arma importante del Milan di quest'anno, non sono stati sfruttati quasi mai al meglio. Questo perché Suso ha giocato più arretrato, in posizione di mezzala a centrocampo, e Gerard Deulofeu e Lapadula non si sono trovati quasi mai al meglio. Infine il sostegno sulle fasce è mancato e i rossoneri hanno fatto fatica ad aprire il gioco.

Situazione che è leggermente cambiata con l'ingresso di Carlos Bacca e lo spostamento di Deulofeu sulla fascia destra e l'accentramento di Kucka. Certo, questo tipo di schieramento è eccessivamente offensivo e difficilmente si può pensare di proporlo dall'inizio, ma di certo ha portato frutti migliori, con gli spagnoli vicini e due punte vere davanti. Insomma, il 3-5-2 non ha convinto molto, ma sarebbe meglio rivederlo, magari il prossimo anno e con interpreti diversi. O magari sarebbe stato meglio vederlo prima quest'anno, quando la squadra di Montella avrebbe avuto davvero gli uomini per attuarlo: basti pensare a Giacomo Bonaventura e Ignazio Abate, il primo interprete ideale per il ruolo richiesto ieri a Suso come mezzala di collegamento e di inserimento con qualità, il secondo molto più adatto a giocare sulla destra al posto di Kucka, che sarebbe tornato al centro al posto di Pasalic. Davanti, però, ci sarebbe stato spazio solo per due.

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