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Franck Kessiè, centrocampista ivoriano classe 1996, sarà regolarmente in campo anche domani sera, quando, alle ore 20:45, il Milan sfiderà l'Inter per il derby della Madonnina, in programma come di consueto allo stadio 'Giuseppe Meazza' in San Siro. L'ex atalantino ha rilasciato, questa mattina, un'intervista al 'Corriere della Sera' dove si è raccontato a 360°. Qui di seguito le sue dichiarazioni più importanti.
Sulle sue condizioni fisiche: “Io stanco? No, per nulla. Io più lavoro più ho voglia di lavorare. Per me è normale: nel Cesena ho giocato 35 partite, l'anno scorso sono stato espulso e mi sono fermato a quota 32. Questa stagione voglio farne anche di più. Come faccio ad essere sempre 'sul pezzo'? Ricordando l'obiettivo. Il Milan mi ha chiamato per tornare in Champions League: questa è una nuova sfida per me, voglio essere all'altezza”.
Sulle differenze tra Bergamo e Milano: “L'Atalanta gioca per restare in Serie A, il Milan per vincere lo Scudetto. E' chiaro che le pressioni sono maggiori, ma io non leggo niente, né giornali né social. Penso solo a lavorare: ci sono tanti compagni di livello che mi danno fiducia, ed anche l'allenatore”.
Sulle differenze tra Gian Piero Gasperini e Vincenzo Montella: “Non tante. Montella è un grande allenatore perché prende le pressioni su di lui e fa il bene della squadra”.
Sul derby di domani sera: “Va vinto: non importa se si gioca bene o male, va vinto in qualunque modo”.
Sul giocatore dell'Inter che teme di più: “Ivan Perišić”.
Su cosa ricorda dei derby del passato: “Andriy Shevchenko, ma anche Javier Zanetti”.
Sui suoi esordi nel mondo del calcio: “Per strada, in Costa d'Avorio, a Ouragahio, da piccolissimo. Ho altri tre fratelli e tre sorelle più grandi, ma solo io faccio il calciatore. La mia famiglia mi diceva di andare a scuola, e io ci andavo.. un po'. Se torno nel mio Paese? Sì, provo a dare una mano ai ragazzi meno fortunati: visito le strutture, porto libri e vestiti”.
Su quando ho capito che sarebbe diventato un calciatore: “Ai Mondiali Under 17 del 2013. Ho visto lo stadio pieno, c'erano un sacco di procuratori, hanno cominciato a dirmi 'Ti porto al Manchester United' o 'Ti porto al Real Madrid'. Ho capito che avrei potuto davvero venire in Europa”.
Sul suo arrivo a Bergamo: “Freddo, sono arrivato a gennaio, non avevo neanche vestiti invernali. Volevo tornare indietro subito. Sono stati mesi difficili, avevo 18 anni, non parlavo la lingua. A Bergamo sono rimasto sei mesi in Primavera, giocavo difensore centrale. Poi sono andato in prestito a Cesena, le cose hanno cominciato a migliorare. Mister Drago mi ha spostato a centrocampo e fatto giocare sempre”.
Sulla sua posizione preferita in campo: “Difesa o centrocampo? Centrocampo, perché ogni tanto si fa gol. Anche se per me il piacere migliore è l'assist”.
Sulle origini del suo saluto militare quale esultanza per un gol: “Papà Alexi è morto quando avevo 11 anni. Ha giocato a calcio, come me, a centrocampo, ma non so dire se gli somiglio. Poi è diventato un soldato. Ricordo che faceva sempre quel gesto quando salutava i suoi superiori, mi è rimasto impresso. Così quando segno, lo ricordo”.
Su un suo possibile gol domani sera: “Ok, lo faccio io. Però dobbiamo vincere. Alla fine dell'anno voglio arrivare almeno a 8 gol”.
Sul rigorista del Milan: “Chi tira il prossimo rigore tra me e Ricardo Rodríguez? Chi si sente meglio. Io e lui siamo i rigoristi, poi decidiamo assieme”.
Sulla storia della maglia numero 19 'contesa' con Leonardo Bonucci: “Parlando anche con la società ci siamo messi d'accordo. Ora ho il 79 perché è più simile al 19”.
Su una sua presunta arrabbiatura quando è stata messa in discussione la sua età reale: “No, neanche lo sapevo!”.
Sui suoi hobbies nel tempo libero: “Esco pochissimo, quasi solo per giocare a bowling. Sono bravo! Guardo molti film, mi piace la serie Transporter. Vivo da solo in zona San Siro, ma tra due mesi dovrebbe raggiungermi mia madre Natalie. Le dirò che fa freddo, così sarà preparata!”.
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